Recita un antico e famoso adagio del poeta inglese John Keats: “La vittoria ha moltissimi padri, la sconfitta è orfana”. Si tratta di una constatazione che gli sportivi fermani conoscono bene, se è vero – come è vero – che anche quest’anno la Fermana si trova a far registrare l’ennesima retrocessione (la seconda consecutiva, la terza in 4 stagioni!) senza che nessuno della società abbia sentito l’esigenza di farsi vedere, di spiegare, di metterci la faccia. Una cosa inaudita.
Attenzione, non si tratta di raccontare storie, di esternare scuse, di ripetere cose conosciute (come il fatto che si trattava comunque di una stagione a rischio), ma semplicemente di far vedere che una società c’è, che è fatta di uomini in carne ed ossa. E di orgoglio. E di persone che possono anche sbagliare, ma che in relazione alla buona fede hanno fatto il possibile. E invece, come già successo negli ultimi anni, dal sodalizio gialloblù solo silenzio. Tutti assenti, dalla proprietà alla dirigenza. Ancora una volta, nella giornata più dura, solo il tecnico a spiegare e rivendicare serietà fino alla fine. Nessun altro.
Ectoplasma societario, destino inevitabile
Così stando le cose, ciò che ormai accade da anni sul campo sembra essere solo la conseguenza inevitabile dell’impalpabilità societaria. Una sorta di ectoplasma, che nel corso dei campionati ha fagocitato e sterilizzato come se nulla fosse dualismi, professionalità spesso balbettanti, direttori sportivi, dirigenti più o meno improvvisati, quantità industriali di giocatori portati a più mani, ecc… E i conti non hanno mai riportato.
Sapevamo dallo scorso agosto che la stagione 2024/2025 sarebbe stata una sorta di terno al lotto. E, in questo contesto, si sapeva anche che salvare i conti sarebbe stata la missione più delicata e importante. Ma anche questa parte decisiva della recente storia gialloblù sembra procedere da sola, con passaggi delicati che sembrano svilupparsi quasi in automatico, con comunicati stampa che confermano indiscrezioni di stampa, con anticipi fatti circolare da persone che non sembrano essere più né proprietari e nè sponsor, che poi utilizzano terzi per far circolare le notizie, ecc…
Insomma, anche in questo campo la società sembra gallegiare. E diciamo “sembra” perchè vogliamo lasciare spazio ancora alla speranza.
Città e tifosi, lasciati soli, si leccano le ferite
In tutto questo, la città sul piano calcistico appare tramortita, i supporters sembrano vivere un incubo interminabile, il tifo organizzato ha dato un segnale forte rinunciando a farsi spettatore di una fine tristemente annunciata. Il fattore tecnico passa in secondo piano, così come l’analisi della stagione sul campo di gioco. Avremo tempo anche per parlare di questo.
Come ogni anno, dopo l’epilogo negativo, ecco affacciarsi infatti i soliti interrogativi, quelli vitali. Come bloccare questa caduta senza fine? A chi affidarsi per provare a invertire la rotta? Chi avrà la forza, la razionalità, la lungimiranza e le qualità per immaginare e disegnare l’immediato futuro?
Il timore è perdere altri mesi, aspettare ancora giugno, magari luglio; tergiversare in arrivo di persone che possano dare una mano, che a loro volta potrebbero non avvicinare una società non in regola – come successo in passato – in fatto di pagamenti e cose simili.
Servirebbe uno scatto d’orgoglio, magari un direttore d’orchestra capace di far suonare finalmente la stessa musica. Atteggiamento ben diverso da quello visto negli ultimi anni, con direttori sportivi contro, tecnici contro direttori, proprietà che si affidano alla cieca, chiavi di casa date a chi promette di fare squadre con pochi soldi (o addirittura portando soldi), ecc… E nessuno a coordinare con capacità ed esperienza.
Insomma, servirebbe rompere definitivamente con il passato. Chi farà la prima mossa?
Lanciamo il sasso nello stagno. Magari qualcuno si sveglierà, togliendosi da una posizione che sembra essere sempre più simile a una sorta di “rigor mortis”…