Mai ci era successo di dover parlare della Fermana in questi termini dopo appena due mesi e mezzo di stagione. Mai ci era capitato di dover assumere un tono così pessimistico, quasi definitivo, dopo appena 13 gare di campionato. Mai avevamo avuto modo di osservare una squadra così malmessa, vale a dire senza potenzialità a cui aggrapparci per articolare analisi che possano dare almeno il senso della speranza.
Insomma, la Fermana edizione 2023/2024 sta battendo quasi tutti i record e – a ben vedere – rischia già di abbracciare lo spettro della retrocessione prima ancora di alzare i calici per San Silvestro.
Ovviamente tutte queste considerazioni non sono frutto di un eccessivo spirito critico. Sono invece frutto dell’analisi della situazione, dei numeri e di alcuni aspetti che andiamo immediatamente ad elencare. Nella speranza che la situazione possa radicalmente cambiare. Ma ormai il tempo stringe. In 15 giorni si deciderà probabilmente il futuro dei canarini: basterà attendere le prossime due partite con Arezzo (in casa) e Rimini (in trasferta). Poi si tirerà la linea.
Una squadra da elettroencefalogramma piatto
La Fermana semplicemente non c’è. E, quando scende in campo, appare un organismo fragile, incapace di incidere sull’esito del match e, anzi, soggetto a sciogliersi alle prime difficoltà.
E’ stato così anche ieri a Vercelli. Buon inizio, discreto fraseggio fine a se stesso, voglia di fare che si è scontrata puntualmente con l’incapacità di fare. Ed è proprio in questo “vorrei ma non posso” che sono racchiusi gran parte dei problemi gialloblù. Un po’ perché quel “vorrei” è frutto dell’enunciazione di una semplice volontà, non seguita da fatti concreti (cattiveria agonistica, temperamento, capacità di stare sul pezzo, concentrazione, ambizione), e poi perché il successivo “non posso” è conseguenza di limiti tecnici e agonistici evidenti, laddove la Fermana avrebbe invece bisogno di caratteristiche tecniche e temperamentali di un certo tipo.
Così, basta poco – spesso un’oretta di gioco – perché la truppa gialloblù si sciolga come neve al sole: l’elettroencefalogramma della squadra diventa piatto, le energie finiscono (altro aspetto che ritorna costantemente), le poche idee vengono riposte definitivamente nel cassetto.
Può una squadra salvarsi in queste condizioni? Onestamente, dire di sì oggi appare un mero esercizio retorico e un omaggio all’ottimismo più sfrenato.
Giocatori non idonei alle soluzioni offensive provate fino a oggi. E i numeri parlano chiaro…
Dal punto di vista strettamente tecnico, la squadra sembra nata male e sembra portarsi dietro deficit congeniti che le impediscono di adottare sistemi di gioco efficienti. All’inizio fu Bruniera e il suo 3-5-2, ma dal mercato arrivarono giocatori non in grado di sviluppare quel gioco che un simile approccio tattico richiede. Carenza di comunicazione interna?
Poi è arrivato Stefano Protti, che tanto ci aveva fatto divertire lo scorso anno. Ma anche il suo 4-3-3 non sembra poter giovare delle eventuali potenzialità dei giocatori, sostanzialmente per gli stessi motivi per cui non poteva andare il 3-5-2 del suo predecessore: esterni abulici e poco propensi sia a far male che a coprire; centrocampo molto propenso a organizzare trame offensive ma assai poco capace di fare filtro; difesa poco reattiva e poco pronta ad accorciare; attacco spuntato. Il tutto condito dalla scarsa personalità dei protagonisti e da una condizione atletica approssimativa. Così tutti gli avversari sembrano di un’altra categoria. Lo stesso Sestri Levante è apparso rapido, pericoloso, autore di buone trame, efficace sulle fasce e tremendamente prolifico, tanto da fare alla Fermana metà di tutti i gol realizzati nelle precedenti 12 partite di campionato! Più chiaro di così…
L’effetto Protti sembra dunque svanito. Parliamo di quella “garra” che il tecnico romagnolo ha sempre trasmesso alle sue squadre, parliamo di una mentalità garibaldina. Pensiamo a un miglioramento generale del livello psicologico e della tenuta mentale, unite a un approccio tattico ambizioso. Aspetti visti subito a Ferrara, confermati in casa con la Virtus Entella e con l’Ancona. Salvo poi notare brusche ricadute recenti con Olbia, Pineto e Sestri Levante.
I numeri parlano chiaro: Fermana ultima in classifica con soli 7 punti, con il peggior attacco (5 soli gol realizzati), seconda peggiore difesa (22 reti subite), con la peggiore differenza reti (-17), con il maggior numero di sconfitte (8), con una sola vittoria (risalente allo scorso 9 settembre con il Pontedera). Protti è ancora alla ricerca della prima vittoria della sua gestione: raccolti 2 punti in 6 partite. Ma allargando l’analisi anche all’era Bruniera, va segnalato che sono arrivati solo 3 pareggi nelle ultime dieci gare! Non serve aggiungere altro.
Una squadra sola e depressa
Cosa aggiungere? Francamente non è più sopportabile vedere giocatori scendere in campo a testa bassa, senza cattiveria e senza ‘presenza’ agonistica. I tifosi fanno fatica ad accettare nervosismi fini a se stessi, proteste ininfluenti tra compagni, voglia che la partita finisca il prima possibile (perché questo trapela agli osservatori). Giocatori esperti che svolgono il compitino da fine carriera, giovani dal buon pedigree che sembrano pesci fuor d’acqua. Lo diciamo ancora: a volte, più che la rosa di una squadra che deve salvarsi, quella della Fermana sembra la bozza di un album di figurine: bello, patinato, ma semplicemente da sfogliare.
Chi ha costruito la squadra si è affidato all’usato (quasi) sicuro e alle novità di mercato griffato. E ha pensato che per fare minutaggio sarebbero bastati giovani nati in certe annate (meglio se della fantomatica ‘cantera’ gialloblù), al di là che fossero pronti o meno per il professionismo. Ma il calcio è un’altra cosa e l’anima non si compra. Sbaglio di chi ha gestito le operazioni e di chi le ha avallate. E qui, chiudendo, veniamo alla società.
Già, la società. Dov’era ieri? A Vercelli con tecnico e squadra non c’era il presidente, non c’era il vice presidente, non c’era l’amministratore. Possibile che per la gara più importante della stagione nessuno abbia sentito la necessità, il dovere morale, di accompagnare i ragazzi in Piemonte? La partita era a porte chiuse per gli spettatori, non certo per i dirigenti…
Cosi Giandonato e compagni sono scesi in campo senza sostenitori e senza la vicinanza della società che conta. Non una bella immagine, non un segnale incoraggiante. Tutti aspetti che, qualora ce ne fosse bisogno, dimostrano ancora una volta la situazione vissuta dalla Fermana. Certo, la società è e sarà impegnata nei prossimi giorni su altri e più importanti “tavoli”. Ma aggiungere al caos del momento anche l’impressione del disimpegno e della lontananza emotiva… Beh, questo rischia di essere doppiamente colpevole.
Pagelle (volutamente senza considerazioni): Furlanetto 7, Santi 4,5, Padella 4,5, Gasbarro 5, Calderoni 6, Scorza 5, Giandonato 5, Misuraca 4,5, Curatolo 4, Paponi 5,5, Semprini 4. Subentrati: Pinzi 5, Tilli sv, Pistolesi sv, Montini 5, Fontana sv. Protti: 5