Il Grand Prix della Ginnastica più che mai quest’anno è stato motivo di celebrazioni e novità. La ginnastica italiana, infatti, si appresta a chiudere una stagione incredibile per cominciare quella più importante dove a essere protagonisti saranno i Giochi Olimpici di Parigi, ma non solo. Per due importanti eventi l’Italia sarà centrale nel 2024: i Mondiali e l’Age Group di Pesaro per l’Aerobica e gli Europei di Ginnastica Artistica Maschile e Femminile di Rimini.
Tornando al Grand Prix di Modena, tenutosi sabato al PalaPanini, va detto che si tratta di una manifestazione che giunge annualmente a celebrare il mondo della ginnastica, con il coinvolgimento dei tutte le sue componenti e delle sue sezioni: Ritmica, Acrobatica, Aerobica e, ovviamente, la Ginnastica Artistica. Una sorta di saggio finale della Federazione.
Uno dei protagonisti dell’appuntamento modenese è stato sicuramente il ginnasta fermano Carlo Macchini (presenti anche gli altri ginnasti fermani Mario Macchiati, Lorenzo Casali e Matteo Levantesi, pur senza gareggiare), che su Facebook ha manifestato tutta la sua soddisfazione per una giornata all’insegna dell’entusiasmo del pubblico e della qualità dell’esercizio mostrato.
Sì, perché forse non tutti sanno che il Grand Prix si caratterizza per un doppio “binario”: una parte dimostrativa – come detto, una sorta di “saggio” – e una sezione competitiva. In questa seconda parte Carlo Macchini ha dovuto vedersela con l’ucraino Illia Kovtun, 19 anni, uno dei più bravi e forti del panorama mondiale. Un ginnasta che, nel suo palmares, vanta un secondo posto ai Campionati del Mondo 2023 e una medaglia di bronzo alla sbarra agli Europei, laddove proprio Carlo Macchini ha conquistato l’argento. Il confronto Macchini-Kovtun si è inserito nel contesto di una più ampia competizione tra ginnasti italiani ed europei.
Abbiamo sentito Macchini per capire da lui com’è andata e per fare il punto di fine anno, il tutto alla vigilia di un iter agonistico che porterà direttamente ai Giochi Olimpici di Parigi.
Destinazione Parigi. “Da qui a giugno sarà una battaglia!”
“E’ stato bello esibirsi in un palazzetto vivo e caloroso – afferma Carlo Macchini -. Il pubblico si è fatto coinvolgere. Quanto al confronto con Illia Kovtun, l’ho considerata come una vera e propria competizione. Certamente lo spirito generale era abbastanza goliardico, ma ho voluto viverla proprio come una gara che ha dato la possibilità di disputare un buonissimo allenamento. Ho svolto un esercizio impegnativo, con coefficienti di difficoltà molto elevati e una buonissima esecuzione. Insomma, una giornata che penso di aver reso proficua”.
Un esercizio che potrebbe costituire la base per una futura prova olimpica. Ma qui, tra realismo e scaramanzia, Macchini precisa: “Magari, sarebbe bello! Ma ti dico subito che da qui a giugno sarà una vera battaglia! In vista delle Olimpiadi siamo in 12 ginnasti in corsa per 5 posti. Una corsa con il coltello tra i denti fino ai Giochi: ogni volta che ci sarà una gara dovremo dare il meglio di noi per mettere in difficoltà il direttore tecnico nelle scelte”.
Una corsa ad ostacoli, che vede Macchini partire con una sorta di handicap. E’ lui stesso a descrivere la situazione: “Io gareggio solo su due attrezzi (sbarra e cavallo con maniglie, ndr), a differenza di altri atleti che fanno tutti e 6 gli attrezzi. Questo significa che devo essere capace di dare il massimo proprio nelle mie due discipline, cercando di essere competitivo ai massimi livelli. Non c’è dubbio che il mio obiettivo è la medaglia, ma devo essere capace di arrivare a un livello tale per cui posso fare la differenza nei due attrezzi di pertinenza. Anche perché l’obiettivo della squadra azzurra è alto e non c’è dubbio che, in generale, chi lavora su 6 attrezzi può essere un sostegno importante per la Nazionale”.
Quello con cui parliamo è un Carlo Macchini tranquillo e determinato. La serenità è la stessa di quando lo vedevamo volteggiare nella palestra di via Leti. “Sì, mi sento bene, sereno. Quando penso alla mia vita dico sempre che non so se da ragazzino sono arrivato nel posto più congeniale o se il posto in cui sono capitato l’ho reso io congeniale – sottolinea Macchini -. Possibile che la risposta stia nel mezzo! Certamente sono un giovane fortunato. Sono stato fortunato perché ho avuto genitori che non hanno mai caricato su di me lo loro aspettative. E questo mi ha dato serenità. Adesso, poi, ho avuto la fortuna di far diventare la passione un lavoro: sono entrato nel Gruppo sportivo delle Fiamme Oro e posso mantenermi e vivere in autonomia. Non posso chiedere altro”. Niente altro? Certo, se la prossima estate ci fosse anche un viaggio a Parigi… (da.iac)