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Fermana, c’è chi non retrocede! Quando il tifo si fa in quattro: storie esemplari di passione e abnegazione

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La Fermana è retrocessa dopo 7 anni dalla Serie C ma non tutto l’ambiente l’ha seguita. C’è chi nel silenzio, lontano dai riflettori, in una sorta di anonimato operoso si è messo da sempre al servizio dei colori giallobù, ben oltre il dovuto. Sono tifosi, figure a metà tra il sostenitore (comunque incallito) e il factotum, tra il volontario e l’imprescindibile operatore. Tifosi che alla Fermana hanno concesso tempo, energie. E anche soldi quando ce n’è stato bisogno. E, fidatevi, negli ultimi tempi ce n’è stato bisogno…
Persone sempre disponibili, spesso ben oltre il giusto. Tifosi che si sono messi a disposizione, a volte senza nemmeno ricevere un grazie da chi, invece, nel calcio ci sta per normale tornaconto.
Con questo articolo – per certi versi atipico – vogliamo allora ringraziare chi c’è stato, chi c’è e chi ci sarà. Sei volti, sei storie, sei presenze. Che nulla vogliono togliere all’intero popolo gialloblù, presente in tutti gli stadi d’Italia, capace di farsi trovare pronto per iniziative domenicali o sempre capace di rispondere alle sollecitazioni. Anzi, questo pezzo nasce proprio per celebrare un “popolo”, attraverso 6 storie emblematiche. Perché, come disse un giorno Stefano Protti, se la Fermana da oltre 100 anni è protagonista ad alti livelli è proprio perchè è costantemente spinta dal “cuore di un popolo”.

Insomma, c’è chi non retrocede. Mai. Attenzione: se andaste a parlare con i diretti interessati li trovereste a masticare amaro, in piena crisi malinconica. Sì, in fondo anche loro stanno vivendo psicologicamente la delusione della retrocessione. E non sarebbero d’accordo con la nostra interpretazione. Ma tutti noi sappiamo che chi è capace di gesti di altruismo e sa spendersi per una causa comune non retrocede mai, almeno nell’immaginario collettivo. E’ il fare comunità. E noi quello intendiamo evidenziare. Sapendo che i soldi possono esserci o mancare (date un’occhiata alle cronache di queste ore…) ma è la passione a fare davvero la differenza.
La Fermana è retrocessa e con lei i giocatori, la dirigenza, il folto e mai abbastanza trasparente comparto tecnico. Ma i tifosi no. Non è l’estremo tentativo di assoluzione di una realtà cittadina, è la sacrosanta verità. Che proviamo a supportare con le storie.

Da sinistra: Paolo Rocchi, Samuele Isidori, Giorgio Sabbatini e Luigino Paglialunga

Una passione senza limiti

Partiamo da Samuele Isidori, titolare della Isidori Ventilazione Srl, marchio che, nelle ultime settimane del campionato, è comparso anche sulle magliette gialloblù come sponsor. Samuele anche quest’anno ha fatto di tutto: ha dato una mano negli spogliatoi, ha messo a disposizione i mezzi per il trasporto del materiale in trasferta, aiutando il magazziniere gialloblù (è stato presente dappertutto, anche a Sassari). Elemento insostituibile per la Fermana, al termine delle gare in notturna abbiamo spesso lasciato lo stadio a notte inoltrata (dopo le interviste di rito e la scrittura dei pezzi) e lui era ancora lì a lavorare, ad aiutare… Chapeau!

Da Samuele Isidori a Stefano Faggio, titolare della Febo Snc costruzioni. Anche il marchio Febo è comparso sulle maglie gialloblù come sponsor, ma anche prima l’imprenditore edile era stato vicino economicamente nelle situazioni di difficoltà. Preziosa la sua opera professionale anche in relazione ai lavori da effettuare allo stadio, ovviamente sempre a titolo gratuito.

Stefano Faggio

E’ la volta di Giorgio Sabbatini e Luigino Paglialunga, tifosi di lunga data. Giorgio Sabbatini, membro tra le altre cose dell’associazione Solo Fermana (che ha contribuito, anche con il presidente Luigi “Lillo” Messineo e altri, ad effettuare opere allo stadio, alla sede della Fermana e all’allestimento del museo canarino) ha fatto di tutto al campo. Tutti i pomeriggi è stato li: ha aiutato a sistemare spogliatoi, pulire tribune, piccoli e grandi lavori di manutenzione (ha anche convinto con l’associazione piccoli sponsor ad avvicinarsi alla Fermana). Ma ha aiutato anche in sala stampa, oltre a curare l’area hospitality (in questo campo da ricordare anche la preziosa opera di Elisa Bastarelli)
E di Luigino Paglialunga che dire? Sempre presente con Giorgio Sabbatini (lui da anni sempre come collaboratore durante le partite) ma anche il suo è stato un prezioso e costante aiuto: sempre positivo, capace di piccoli e grandi lavori di manutenzione, di fattiva e propositiva presenza. Di lui mai dimenticheremo la foto di quel maledetto 8 maggio del 2011, accosciato in campo assieme a un De Reggi piangente, il tutto dopo il pareggio decisivo con l’Ancona che impedì la promozione dei canarini. Ma chi ama i colori gialloblù non si ferma di fronte a una delusione, seppur devastante. Luigino da anni è la Fermana, sempre pronto a rinascere dalle ceneri come l’Araba Fenice!

Menzione particolare, poi, merita Enrico Guidi. Dirigente addetto agli arbitri, ha legato il suo nome ai periodi forse più belli della Fermana (seconda metà degli anni ’90). Continua ad essere un punto fermo ed è esponente di una famiglia che ha legato indissolubilmente il proprio nome ai colori gialloblù. Anche quest’anno lo abbiamo visto disperarsi, gioire, correre, stramazzare in mezzo al campo. Entusiasmo contagioso, vero portafortuna che – quest’anno – ha dovuto cedere di fronte a una approssimazione societaria che ha annullato anche le ultime certezze scaramantiche. Serve e servirà ancora come il pane.

Enrico Guidi

Poi Paolo Rocchi, speaker ufficiale della Fermana, voce (spesso rauca a causa del tifo) sfrenata del Bruno Recchioni, vero “termometro” del clima vissuto nel catino fermano. Attore, presentatore della squadra a inizio stagione, Paolo vive le partite e “interpreta” le emozioni, giocando con le tribune. Ci scherziamo, ma il suo equilibrio psichico , quest’anno, è stato messo a dura prova da certe prestazioni…
Ci fermiamo qui, sapendo di aver fatto torto a molti ma consapevoli di aver aver celebrato, in questa maniera, la “fermanità” e lo spirito di chi non si arrende. Una base di partenza irrinunciabile per una realtà che, fatti i conti con un presente incerto, sa già di dover tornare a scalare le montagne.

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