L’impressione è che si stia giocando con il fuoco. La sensazione è che le due vittorie esterne (Recanati e Ascoli), condite da un discreto fraseggio e da un gioco accettabile, abbiano fatto perdere le coordinate lungo la difficile strada che porta alla salvezza. Insomma, le potenzialità – in parte espresse, in parte no – della Fermana potrebbero aver creato in qualcuno l’idea che per fare risultato potrebbero bastare la buona giornata di qualche attaccante, la giocata del singolo, l’estemporanea occasione da sfruttare. E invece il calcio è anche – e soprattutto – equilibrio, costanza, applicazione, concentrazione, capacità di stare sul pezzo, temperamento, attenzione, pragmatismo. Perdere a Notaresco in conseguenza di due veri e propri “gollonzi”, invece, attesta ancora una volta che in campo è mancata decisione e concentrazione nei momenti topici del match. Ma non è la prima volta che questo accade.
Nove reti subite, la metà grida vendetta. Tanti svarioni
La Fermana ha subito 9 reti in 7 partite. Troppe. Ma, soprattutto, ha subito 9 reti in larga parte banali, evitabili, eccezion fatta per la doppietta rifilata dall’Isernia al Bruno Recchioni (frutto di due sostanziali prodezze, che tendiamo a preservare e a non “sezionare” per amore del calcio).
In concreto: a Recanati una delle due reti è stata subita su rigore, decisamente evitabile (per non dire regalato, con un fallo di mano inutile nel controllo di palla sulla linea di fondo). In casa con l’Ancona il gol della vittoria ospite è stato servito su un piatto d’argento, con un retropassaggio che ha mandato direttamente in gol l’attaccante avversario! A L’Aquila poca attenzione sui calci piazzati, mentre ieri in Abruzzo è andato in scena un film degli orrori: primo gol regalato da una bambola a tre, tra difensori e portiere canarino; secondo gol arrivato da un cross finito direttamente in porta (qualcuno dice toccato di tacco da un giocatore avversario, ma la deviazione è francamente impercettibile).
Ora, se su 9 reti subite ben 5 sono letteralmente regalate o frutto di clamorose disattenzioni, è chiaro che qualcuno non ha capito ancora dove si trova a giocare e qual è la posta in palio! E questo è pericolosissimo in un campionato equilibrato, frequentato da compagini forti e organizzate, ciascuna con caratteristiche e mentalità all’altezza dell’obiettivo fissato.
Fa rabbia regalare le partite così. Fa rabbia uscire senza punti dal campo non perché si è stati sovrastati dagli avversari, ma per gentili concessioni frutto di atteggiamenti sbadati. E probabilmente è anche quello il motivo della rabbia manifestata ieri per la prima volta anche dai tifosi. Ma su questo torneremo dopo.
Si subiscono reti, ma si segna anche con il contagocce
Lo abbiamo scritto tempo fa e lo ripetiamo: la Fermana segna poco. Ecco: il combinato disposto tra le reti banali che si subiscono e la difficoltà a trovare la via della rete ha portato alla situazione attuale. A Recanati – tanto per tornare alle gare disputate – la capacità di siglare ben 3 reti (quasi 100% di realizzazione delle occasioni avute) aveva fatto passare in secondo piano il fatto di averne subite due. Ma non sempre si può sperare nella giornata di grazia degli attaccanti. Anche perchè le statistiche parlano chiaro. E in pochi tra attacco e centrocampo hanno caratteristiche e curricula tali da lasciar sperare in vagonate di gol. Anzi.
Serve equilibrio, insomma. Serve trovare il giusto mix tra (scarsa) capacità realizzativa e (ampia) fragilità difensiva. Perchè una squadra che deve salvarsi deve poggiare almeno su una prerogativa forte, una qualità consolidata. Rimanere a metà del guado è sempre molto pericoloso.
Non parliamo di aspetti tattici, di impiego di singoli giocatori, ecc… Queste sono questioni che spettano al tecnico, alla sua capacità di capire lo stato di forma dei singoli o le loro caratteristiche. Noi valutiamo nel complesso la capacità di tenuta di una squadra. E questa capacità di tenuta è, al momento, molto “ballerina” e incostante.
Pesano anche i 2 punti di penalizzazione. Lo abbiamo sempre detto: quei 2 punti condizionano i giudizi sulla classifica attuale e rischiano di pesare alla fine. Tutto ciò ha anche una sua valenza psicologica. Occorrerà essere più forti anche di questo.
Capacità di comprendere la situazione
Infine, alla società si chiede di riuscire a comprendere la situazione. Ieri, come detto, a fine gara è esplosa per la prima volta la delusione dei tifosi. E questo aspetto merita un discorso a parte.
Chi è arrivato quest’anno a fare calcio a Fermo può non avere completamente il polso della situazione e può rischiare di “personalizzare” il disappunto della piazza. Non si faccia questo errore! Anche la dirigenza ha bisogno di comprendere a fondo il contesto in cui è arrivata.
E per capire lo stato d’animo dei supporters canarini occorre allargare lo sguardo, tornare indietro di almeno un anno (ma potremmo dire almeno 3 o 4), pensare all’ultima stagione fatta di assenza di competitività, di ultimi posti costanti, di sconfitte, di società assenti, di difficoltà di pagamenti, di retrocessioni sempre probabili, di debiti. E dell’impossibilità di parlare, di dire qualcosa, associata alla sensazione di sentirsi “ospiti” in casa (società) propria.
La lunga estate di trattative improbabili ha portato all’arrivo delle nuova gestione tecnica con colpevole ritardo, visto che i nomi già circolavano da mesi. E giustamente si è fatto il possibile per allestire una squadra all’altezza, questo va riconosciuto a Ds e Dg. Ma anni di sconfitte e scarsa competitività lasciano il segno nella tifoseria, per una Fermana che in oltre 100 anni di storia ne ha passati almeno un quinto nel professionismo e, comunque, ha sempre lottato per qualcosa di importante.
Quest’anno si sapeva che non sarebbe stato così e che ci sarebbe stato da soffrire. Tutti ne erano e ne sono consapevoli. In questo senso, la tifoseria ha appoggiato e appoggia la nuova gestione e apprezza gli sforzi compiuti, ma si trova a gestire anche una situazione psicologica surreale, tra una squadra che fa fatica in campo e una proprietà che deve ancora spiegare a che punto siamo con la salvezza della società, con la famosa “ristrutturazione” del debito, con la programmazione di un futuro almeno tranquillo.
Ecco, diciamo che il doppio campionato in cui è protagonista la Fermana non palesa ancora i frutti necessari. E questo non aiuta.
L’importante è non personalizzare gli scontri, non polemizzare, non ricorrere ai soliti refrain. Adesso c’è solo bisogno di una dirigenza tranquilla, matura e lungimirante; di una squadra equilibrata e concentrata; di una tifoseria presente. Esattamente in questo ordine e con queste prerogative.