Questo articolo potrebbe concludersi comodamente in un paio di righe. Basterebbe ricordare le assenze nella Fermana di Karkalis, Romizi, Casucci e – a partita di Roma in corso – di Tafa e Bianchimano per evitare qualsiasi considerazione negativa sull’ultima gara ed esimersi da valutazioni sulla partita del Riano Athletic Center.
La “ricetta” suggerirebbe poi di ricordare il ritardo con cui è partita la stagione e aggiungerebbe un pizzico di fatalismo mettendo il tutto in forno, per una cottura a fuoco lento.
Ecco, il fuoco lento è in realtà quello che sta “rosolando” la Fermana, dopo 9 giornate caratterizzate da tante e fondate giustificazioni, ma anche dall’assenza di miglioramenti. E dopo oltre un mese e mezzo di campionato, è venuto forse il momento di allargare lo sguardo e di non soffermarsi solamente sulla pur veritiera considerazione circa il fatto che i canarini “sono partiti in ritardo” rispetto alle altre contendenti. Fatto vero, incontrovertibile. Ma il ricordarlo continuamente non migliora la situazione e non aiuta la necessaria analisi del momento.
Da fondata “premessa” a insufficiente “dato di fatto”
La Fermana è partita in ritardo, si sa. Questa considerazione nelle scorse settimana è stata utilizzata come “premessa” a qualsiasi commento. Del tipo: “La Fermana è partita in ritardo e dunque deve migliorare in fatto di intesa o di condizione atletica”. Oppure: “La Fermana è partita in ritardo ma ciononostante l’avvio di campionato è stato buono”.
Adesso, nei discorsi, la premessa è diventata un “dato di fatto”, quasi bastasse a spiegare tutto. Ma, benchè in forte ritardo, la squadra canarina lavora ormai da 2 mesi e mezzo e certi aspetti dovrebbe averli metabolizzati. Non ci stupiscono le difficoltà mostrate. E neppure la pessima situazione di classifica. Ci stupisce l’assenza di miglioramenti. Perché se è vero che l’essere partiti tardi ha penalizzato, è anche vero che proprio per questo i milgioramenti sarebbero dovuti essere più evidenti con il passare delle settimane. E invece…
Dov’è la cattiveria? Una squadra che predilige il fioretto
La partita di Roma ha messo in evidenza anche un livello di cattiveria agonistica inferiore al necessario, soprattutto quando si incontrano squadre non molto distanti dai canarini in classifica. Era successo a Notaresco, era successo con l’Isernia, è successo contro una Roma City che, sul campo, non ha poi mostrato grandi cose, se non una determinazione e una fisicità superiori in diversi momenti del match. Diciamo così: una squadra consapevoe di se stessa, forse a Roma non avrebbe vinto ma sicuramente non avrebbe perso! E invece la solita disattenzione è costata cara, assieme alla solita difficoltà offensiva. La Fermana sembra squadra che punta più al fioretto che alla spada. E questo, per una squadra che deve salvarsi, rischia di costare caro.
Quell’odiosa legge di Murphy
Infine, c’è quella maledetta legge di Murphy con cui fare puntualmente i conti. Una “legge” che più o meno recita: “Se c’è una possibilità che le cose vadano male, andranno male”. Ora, inserita nel contesto gialloblù, tutto ciò porta direttamente a pensare a quello che è successo nell’ultima settimana, con infortuni in serie e defezioni varie.
Non ci giriamo intorno: se a una Fermana già in difficoltà togliamo elementi che dovrebbero fare la differenza come Karkalis, Tafa, Casucci, Romizi e Bianchimano (oltre a Diouane e Palmucci), ecco che la coperta non solo diventa cortissima, ma anche di minore qualità. E’ un problema serio per una squadra che ha toccato il fondo della classifica e che non può rinunciare a tanti e tali elementi. Soprattutto alla vigilia della gara con la capolista Teramo (lanciatissima), che precede le altre gare con Fossombrone, Sora e Avezzano. Pericoloso staccarsi troppo, ne andrebbe di mezzo un’intera stagione. Anche per questo chi è chiamato adesso a tirare la carretta deve dare di più di quanto fatto fino ad oggi: il futuro è adesso! Anche perchè – come dimostrato anche dalla stagione passata – abituarsi al fondo della classifica diventerebbe pericolosissimo e debilitante.