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Fermana, altri interlocutori si ritirano. Ma se non cambia il metodo, la strada si fa dura…

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Un’altra cordata ha detto “stop”. Stiamo parlando della cordata rappresentata dal commercialista Alessandro Ciucani e composta da persone conosciute in città come Corradi, Rastelli, l’ex amministratore Scheggia, Inizialmente era presente anche l’ex presidente del Fano Mario Russo, divenuto nel frattempo presidente dell’Aquila.

“Con enorme rammarico, nonostante tutti gli sforzi profusi per dare esito positivo alla trattativa in corso per l’acquisizione della Fermana Calcio, comunichiamo ufficialmente la rinuncia all’operazione. Ringraziamo la famiglia Simoni per la grande disponibilità e la stima, peraltro reciproca, verso il nostro gruppo. Facciamo il tifo per chiunque voglia dare un futuro stabile e organizzato alla Fermana Calcio”. Questa la stringata nota del gruppo, che ha comunicato così la propria rinuncia al prosieguo della trattativa. Cordata che, a margine, ha voluto ringraziare anche l’associazione Solo Fermana per il supporto e la vicinanza di questi mesi. “Ci sono stati vicini, li ringraziamo pubblicamente”, ha aggiunto Ciucani.

Non solo questioni di merito, ma anche di metodo…

La cordata si allontana così, senza alcuna frizione. Impossibile carpire qualche valutazione in più. Ci abbiamo provato, inutilmente. Ma ci abbiamo provato non per amore della polemica quanto, piuttosto, per provare a capire le reali difficoltà che un interlocutore si trova ad affrontare nel momento in cui si siede al tavolo della trattativa con la dirigenza gialloblù. Niente da fare. Rispetto e poca voglia di parlare, null’altro.

Però qualche considerazione, a margine, occorre farla. E ci prendiamo la responsabilità di una lettura che può essere anche sbagliata, ma che potrebbe non essere molto lontana dalla realtà.
Diciamo allora che pesa il “merito” della situazione. E per merito intendiamo la situazione economica, il debito cresciuto e non ancora definito, un iter di ristrutturazione non ancora compiuto, una mensilità ancora da pagare, le spettanze dei fornitori, ecc… Tutte cose conosciute, insomma. Ma l’impressione è che inizi a pesare anche il “metodo”, le modalità con cui viene impostata la trattativa.
L’impressione è che a chi si avvicina, in questo momento, venga chiesto un investimento eccessivo rispetto alla situazione. E che, al di là dell’aspetto finanziario, venga ad assumere un peso eccessivo l’investimento da fare in queste condizioni. Se poi aggiungiamo la richiesta di compartecipare alla riduzione del debito tramite una corposa “fiche” da porre nel momento dell’ingresso, ecco che la cosa potrebbe spaventare non poco eventuali interlocutori. Che si ritroverebbero un debito da affrontare (dati per buoni i conti fatti ieri su queste colonne, non poca roba…), un campionato da gestire, una squadra da approntare. Con l’incubo di una retrocessione che – viste le condizioni generali – non sarebbe più una eventualità da tenere in considerazione come semplicemente possibile, ma una spada di Damocle sulla testa di una società nuova con un corpo già zavorrato.

La via d’uscita

La via di uscita sembra una sola, a ben vedere: staccare la gestione passata (e i suoi debiti) da quella futura. Almeno finchè a interloquire saranno imprenditori dalla capacità di spesa dignitosa ma non illimitata. Il vecchio main sponsor e l’attuale proprietà devono capire una volta per tutte cosa vogliono fare. Sono ad un tavolo già da tempo e sembrano aver definito una sorta di accordo sulla base delle iniziali ipotesi di debito da ristrutturare. Ma negli ultimi giorni le cifre sono lievitate, le somme messe sul tavolo non bastano più. Appare difficile pensare che la differenza, sostanziosa, possano metterla eventuali acquirenti. Merito e metodo, appunto. Il “merito” cambia, putroppo, e dovrà cambiare anche il “metodo”. Del resto, se la possibilità è quella di poter spalmare il tutto su un periodo di tempo di 6-10 anni, non sarà difficile per chi quel debito la ha fatto far fronte alla situazione.

Ma investire del problema eventuali nuovi interlocutori appare difficile. Di Matteo ha fatto marcia indietro ed è andato a Chieti; la cordata locale oggi ha annunciato la stessa intenzione. La speranza adesso è legata al gruppo legato al presidente del Montegranaro, Tosoni, e all’altro imprenditore Cancellieri. Persone che fino a qualche tempo fa incarnavano il cosiddetto “piano B”. Così come un “Piano B” era stato quello presentato ai tifosi nei mesi scorsi dalla stessa cordata rappresentata da Ciucani. La speranza dei tifosi è quella di non dover rimpiangere quei progetti che anche noi avevamo definito “soluzioni paracadute”. Bene, se adesso un paracadute c’è è forse arrivato il momento di aprirlo…

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