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Fermana, anni di divisioni non hanno insegnato nulla. Quel nocivo alternarsi di protagonismo e fuga dalle responsabilità

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Alla fine anche la grande pazienza dei tifosi canarini ha detto “basta”. Niente di clamoroso, ma una legittima rabbia urlata in faccia a dirigenza e squadra. Esattamente in questo ordine.
Sì, perchè alla squadra in fondo si può chiedere poco di più: certe caratteristiche individuali e di gruppo ci sono e sembra difficile poterle cambiare. Dunque, la reazione verso i giocatori sembra più un ulteriore stimolo a crescere in fretta che altro. Le critiche alla dirigenza, invece, sono diverse. In particolare le critiche alla proprietà. Il fatto è che anni e anni di proprietà assenti o svagate hanno fatto più danni di Carlo in Francia, ma nessuno ama riflettere su questa cosa e si va avanti come se nulla fosse. Stagione dopo stagione, retrocessione dopo retrocessione.

Quel pericoloso filo conduttore

C’è un pericoloso filo conduttore che lega gli ultimi anni di gestione della società gialloblù. Anni di frizioni interne, o anche solo di interessi diversi, di gestioni parallele, di punti di vista diversi e inconciliabili, ecc… Dapprima Vecchiola e Conti, Conti e i Simoni, Scheggia e i Simoni, Tubaldi e Andreatini, Andreatini e Galassi, ecc… Quest’anno si è partiti dall’inizio con una società “bicefala”, vista la necessità di separare la gestione tecnica da quella strettamente amministrativa, impegnata nella ristrutturazione del debito. In mezzo altre figure, con ruoli diversi e ambizioni evidenti. Insomma, sembra impossibile puntare su una società granitica, frutto di una proprietà forte, con le idee chiare, non propensa costantemente alla delega in bianco. Sì, perchè i Simoni hanno sempre detto di non avere la forza per gestire la società, nonostante abbiano il 100% delle quote. E allora fanno fare, come distratti osservatori di una realtà che sembra loro estranea…

Il risultato di questo modo di procedere? Due retrocessioni in 3 campionati, con un’ultima posizione nella stagione corrente che tante nubi fa intravedere all’orizzonte.
Sulla stagione in corso si potrebbero dire tante cose, a partire dal quel carattere “sperimentale” a cui abbiamo fatto prima riferimento e che ha richiesto la necessità di una gestione “bicefala”. Ma se un ds come Michele Paolucci parla su queste colonne di un “uccellino” che dalle stanze societarie svela segreti e strategie, e se in seno alla società si hanno idee diverse anche sul discorso prepartita da fare alla squadra (approccio motivazionale o ultimativo?), ecco che pare di poter supporre che anche nella stagione in corso il tradizionale schema duale si sia imposto. Finanche nella scelta di calciatori, probabilmente. O sulle strategie future in tema di mercato o altro.

Errare è umano, perseverare…

“Errare umanum est, perseverare autem diabolicum”, afferma un antico detto latino. Ma qui nessuno ha imparato la lezione. La società che funziona è quella con una proprietà forte, che si assume le proprie responsabilità, che ci mette la faccia (e le risorse), che è capace di scegliere una direzione chiara nei momenti di difficoltà. Senza delegare all’infinito semplicemente perchè non si ha la voglia e la forza (economicamente) di indicare la via. Ecco, a quel tipo di proprietà probabilmente si perdonerebbe quasi tutto, fedeli al fatto che nello sport si può vincere o perdere.
A Fermo abbiamo perso la memoria di una siffatta società, assente forse dalla fine dell’era Battaglioni. Nemmeno con il patron Vecchiola si è stati capaci di sanare questo vulnus, se non altro per il fatto che il patron delegava ad oltranza e non ha avuto un approccio passionale e intenso alla gestione dei sodalizio gialloblù. E la sua delega a terzi è costata anche cara.

Il vaso è colmo

Perchè questo discorso? Perchè un tema di questo tipo, invece del solito pezzo di commento post-gara, con i bravi e i meno bravi, con i promossi e i bocciati, con le solite considerazioni sulle difficoltà realizzative e la bravura del portiere avversario? O sul perchè Ferretti, mancino puro, giochi sempre a destra e non arrivi mai al tiro? O sui rischi corsi in queste ore da mister Bolzan? Perchè ci siamo stufati, onestamente, di vedere sempre gli stessi “errori”. E non siamo capaci di assistere in silenzio, per il quarto anno consecutivo, a un finale che sembra già scritto. C’è sempre stata una buona scusa, un timore irrivelabile, una concreta motivazione per non prendere posizione in questi anni, salvo poi trovarsi a fine stagione con le pive nel sacco.
Questa testata non è più disposta a interpretare il ruolo del distratto (nella migliore delle ipotesi): che si sarebbe trattato di una stagione difficile e tribolata era risaputo; che la retrocessione fosse un’eventualità anche. Ma le modalità fanno la differenza. E le modalità vanno cambiate, il prima possibile.

Ps: discorso a parte meriterebbe quanto accaduto nel post partita, con il comunicato del Sora, a cui ha risposto la Fermana con un’altra nota. Tanto nervosismo, accuse per la gestione in tribuna, scaramucce, finanche minacce sui social dei tifosi laziali in vista della partita di ritorno.
Da anni a Fermo non si vedevano scene di questo tipo. E per fare “cagnara” occorre essere sempre almeno in due… Sia dimenticata il prima possibile anche questa pagina scellerata: a naso, l’impressione è che le due società abbiamo problemi ben più importanti da risolvere…

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