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Fermana, cronaca di una serata speciale. Una botta di adrenalina per provare a risalire la china

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Lo stadio Bruno Recchioni ieri sera trasudava di fermanità. “Che sforzo – dirà qualcuno -: giocava la Fermana!”. No, non è così semplice e scontata la lettura. C’è altro. E’ un fatto di percezioni, sensazioni, emozioni. Che poi il popolo canarino ha riversato in campo, ottenendo esattemente ciò in cui sperava. Abbiamo la presunzione di dire che il tifoso sa di cosa stiamo parlando. Altri forse no, ma non abbiamo tempo in questo momento di spiegare quale alchimia nasce nel catino di viale Trento nelle occasioni importanti. E le occasioni importanti non vengono certo dall’importanza dell’avversario, ma soprattutto dalla consapevolezza dell’importanza della posta in palio.

C’è un prima…

C’è un momento, puntuale nelle stagioni della Fermana in cui lo spettatore finisce di essere tale e decide di “scendere in campo”. Ieri si è vissuto uno di questi momenti. Già prima dell’inizio del match la tribuna si mostrava piena (merito anche di una partita iniziata finalmente alle 20.45, orario idoneo, e non alle 14 del pomeriggio…) e, testimonianza di come il tifo sia spesso non un’entità astratta ma un “essere senziente”, ha cominciato a incitare i giocatori durante il riscaldamento. Ogni passaggio sotto la tribuna era una scarica di adrenalina per la squadra. Insomma, il pubblico aveva capito che Giandonato e compagni avevano bisogno di motivazione, di energia. E tutti si sono mostrati disposti a cedere una parte della loro energia a una squadra che sta vivendo indubbiamente un momento molto delicato e difficile.
Il tutto sotto gli occhi di un Protti carico, che ha applaudito la sensibilità dei tifosi e li ha incitati a sua volta.

… c’è un durante…

Poi c’è stata la partita. Forse non eccelsa sul piano tecnico, del resto erano di fronte due squadre con problemi (entrambe hanno richiamato gli allenatori dello scorso anno, tutti e due rimasti sotto contratto). Ma una partita vera, impegnativa, sentita. Non a caso era un derby, uno di quelli che non si possono affrontare con sufficienza. E anche qui, a gara in corso, i sostenitori gialloblù hanno fatto capire cos’è la “fermanitas”: splendida coreografia, tifo costante, tanta energia, tanta “lucidità nell’eccitazione”. Quella lucidità che ha tenuto sempre in partita la squadra in campo e i tifosi sugli spalti.
Un esempio? Al 55′ il giovane portiere Furlanetto, confermato tra i pali da Protti e alla seconda presenza da titolare, svirgola il rinvio, poi si incarta e regala la sfera a Spagnoli, che non ne approfitta. E il pubblico che fa? Fa partire l’incitamento e gli applausi per il ragazzo, chiamandolo a dimenticare in fretta l’errore compiuto. Maturità.

… e c’è un dopo!

Poi il triplice fischio e la squadra, come sempre, sotto la tribuna. E’ qui che si è alzato il coro “noi ci crediamo”, a spingere la compagine ultima in classifica a credere nell’impresa della salvezza. Un’impresa che passa dalla necessità di provare a risalire la china. Una risalita che a sua volta passa, tra le altre cose, attraverso la ritrovata fiducia nei propri mezzi. E, in questa fiducia, la vicinanza del popolo gialloblù ha giocato e giocherà un ruolo importante.

Il ruolo della “fermanitas”

Con una sorta di proto-latinismo ci piace parlare di “fermanitas”. Senza eccessiva retorica (anche se il rischio di finirci dentro c’è), parliamo dello spirito, dell’attaccamento, del senso di appartenenza. E’ una dimensione combattiva, la famosa “resilienza” (termine in voga in questa epoca) indomita. Una caratteristica che ha il tifoso canarino, che ha senza dubbio Stefano Protti, che ha qualcuno in società. Per esempio chi, come Massimiliano Tintinelli, sta lottando in queste ore per dare un futuro alla società gialloblù. Una sorta di campionato nel campionato, di cui parleremo presto. E quei dirigenti distratti, presi dal loro ego e poco dall’atteggiamento sopra citato, vadano in fretta a ripetizione o mollino la presa. Non c’è spazio in questo momento per vetrine, interessi personali e altro ancora.

La Fermana si appoggi a tutto questo e cerchi di assorbire almeno una parte di questa peculiarità. In una sorta di simbiosi che oggi vede il tifoso trainare la squadra, ma che domani dovrà vedere necessariamente la squadra trainare una città. Perchè putroppo i punti si fanno in campo, altrimenti la Fermana sarebbe già salva…
Squadra e tifosi, dunque: senza questo rapporto simbiotico, quello di ieri sarà stato solo un piacevole momento di una stagione difficile, la solita serata da derby. Ma dal fiato cortissimo.

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