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Fermana, è ora di mixare speranza e realismo: un occhio al presente, l’altro al futuro

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Non c’è dubbio che quello che si sta vivendo a Fermo sia il periodo peggiore della ultra centenaria storia gialloblù. Se le cose dovessero andar male anche quest’anno – scongiuri obbligatori, ma la classifica parla chiaro… – sarebbe la terza retrocessione negli ultimi 4 campionati! Una cosa pazzesca, mai vissuta dai tifosi e da un ambiente calcistico che, all’ombra del Colle Sabulo, ha sempre saputo farsi rispettare.

La Fermana è uscita sconfitta anche da Teramo, al termine di una gara ancora una volta dal doppio volto ma dall’unico finale possibile. A fare male sono stati soprattutto i contemporanei risultati ottenuti dalle altre squadre pericolanti, a testimonianza che i canarini sono gli unici, assieme all’Isernia, a non aver cambiato marcia nel girone di ritorno e, anzi, a peggiorare visibilmente il proprio rendimento. Da Bolzan e Brini, finendo a Savini (anche se per quest’ultimo si è trattato del debutto in panchina in una gara chiusa dal pronostico), i gialloblù confermano le solite magagne. E questo nonostante un mercato invernale che avrebbe dovuto migliorare almeno la struttura base.

Se ricordiamo la gara di andata tra Fermana e Teramo, tornerà alla memoria una buona gara di Romizi e compagni, bloccati sul pareggio dagli abruzzesi solo in relazione a uno sfortunato autogol di Cocino. Ed era una Fermana in teoria meno completa di questa nell’undici base, senza De Silvestro e senza Etchegoyen, con elementi come Palmucci e Bartoli in mediana…
La Fermana, insomma, a differenza delle antagoniste non ha mai spiccato il volo, ha mantenuto il peggior attacco del campionato, quasi la stessa media punti, sostanzialmente anche un identico modulo di gioco. Insomma, l’elettroencefalogramma è rimasto abbastanza piatto.

MirKo Savini è un altro figlio di questa città, cullato e formato nei suoi primi passi da professionista e poi lanciato definitivamente nel calcio che conta. Ci proverà fino alla fine, sia chiaro. E tutti noi speriamo riesca in quello che sembra più un miracolo che un’impresa sportiva. Ma i numeri e la situazione parlano chiaro. E chi di dovere non potrà fermarsi e attendere il prossimo mese di campionato… Così come l’ambiente e la stampa non potranno limitarsi da qui alla fine a registrare la fredda cronaca di una stagione comunque negativa.

Quando il passato insegna…

C’è solo un modo, infatti, per provare a risollevare la situazione del calcio fermano: provare a pensare e a immaginare il futuro, non fermarsi al presente, non adagiarsi sui sentimenti deprimenti di una stagione che sta scivolando verso la fine.
In questo senso il passato deve insegnare qualcosa! Stagione 2022/2023, la prima di Stefano Protti per intenderci. La Fermana gioca un bel calcio e si salva ad aprile. Ci sarebbero tutti i presupposti per programmare per tempo e con lucidità il futuro, giocando d’anticipo rispetto alle altre squadre. Invece l’ambiente canarino si siede, polemizza al proprio interno (stagione merito di allenatore o diesse?), si divide, aspetta. Si arriva a luglio inoltrato, si tira su una squadra inadeguata con attori diversi (salvo poi richiamare tecnico e diesse). E la stagione finisce con la seconda retrocessione in 2 anni (la prima era stata poi “anestetizzata” con il ripescaggio).

Stessa storia quest’anno, con tentativi inutili di cessione, con attese infinite, con divisioni interne (e saluti da parte di alcuni dirigenti), con la squadra fatta addirittura a Ferragosto. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Insomma, se le cose dovessero andare male (cosa che ovviemente non ci auguriamo, ma dobbiamo dosare l’ottimismo), sarà bene che stavolta la Fermana non si sieda a rinfacciarsi nuovamente demeriti e responsabilità. Ai dirigenti spetta un compito arduo, mai affrontato fino a oggi: razionalizzare, azzerare, programmare per tempo. Solo così la Fermana potrà pensare di ripartire con un’organizzazione, un progetto, un settore tecnico all’altezza e messo in condizione di lavorare per tempo e non all’ultimo secondo. Solo così si potranno mettere le basi per un futuro finalmente più roseo, nel segno della tradizione. Altrimenti…

Sarà in grado la proprietà di compiere questo sforzo e rompere con il vergognoso atteggiamento che è un mix di deresponsabilizzazione e fuga dalla realtà? In caso contrario, sarà capace di passare la mano a persone più lungimiranti?
Abbiamo sempre parlato di società “bicefala”. Bene, adesso chiediamo apertamente una società a due teste: una capace di chiudere degnamente questa stagione, l’altra impegnata a programmare il futuro. Perché il futuro è adesso e non dipenderà da un’aventuale salvezza! Serie D o Eccellenza, servirà una proprietà fresca e solida, una dirigenza intraprendente, figure professionali competenti. Senza circondarsi di soggetti rassicuranti, di “azzeccagarbugli” più o meno intraprendenti, di amici degli amici. Che portano a squadre fatte a 6 o 8 mani, senza un’idea precisa, delegando completamente a procuratori o personaggi vari che lavorano sullo sfondo.
No, lo sport ha bisogno di altro. E una società di calcio che si rispetti ha bisogno di una proprietà autorevole, non solo economicamente.
E questa Fermana ha bisogno più di altri di un cambio radicale, di un approccio più professionale. Lo chiedono i tifosi, lo chiede la storia del calcio fermano.

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