C’è qualcosa di scontato, ma anche di inevitabile e di fatalistico nella sconfitta della Fermana al cospetto de L’Aquila. Ed è quel qualcosa che, il giorno dopo, ci appare ancora più evidente.
Ci sono momenti, infatti, in cui si ha chiara la percezione che alle carenze di giornata si vadano a sommare situazioni di gioco improvvise e ingestibili. In altre parole: l’assenza di tali situazioni consentirebbe di “nascondere” le carenze di cui sopra, ma il loro verificarsi amplifica più del dovuto i demeriti.
Lo scotto del debutto
Le carenze di cui parliamo sono state sotto gli occhi di tutti. Nessuna croce addosso per carità! Però non c’è dubbio che le assenze difensive (Cocino, Tomassini, Casucci) abbiano costretto Fabio Brini a far giocare insieme i quasi debuttanti in serie D Dragomir e Brandao (1 presenza per il primo, debutto assoluto per il secondo), che hanno pagato lo scotto dell’emozione e della forza dell’avversario. Perché già è difficile per giocatori più esperti vedersela con elementi del calibro di Sereni e Banegas, figuriamoci per due “debuttanti”! I ragazzi si faranno, avranno la possibilità di crescita e diventeranno magari giocatori di categoria. Quindi nessun dramma. Ma alcuni aspetti ci sono sembrati evidenti e vanno segnalati.
Sul piano tattico, l’apprensione del debutto ha richiesto ai ragazzi un surplus di attenzione, con posizioni anche più bloccate e conseguenti difficoltà tattiche. A soffrire di una retroguardia più sotto pressione e meno decisa (e capace) nel salire e accompagnare l’azione è stato anche il centrocampo, che guarda caso ha vissuto una giornata di maggiore difficoltà, sempre in ritardo sulle seconde palle, tatticamente spaesato nel coprire gli spazi. E così facendo anche l’attacco è stato chiamato in causa e innescato con minore continuità, tranne che nella ripresa, quando qualcosa è cambiato.
Rigori generosi, fuorigioco millimetrici e “frittate” in salsa giovane
Dunque, Fermana che ci è parsa più “bloccata”. A volte si riesce a farla franca, anche di fronte ad avversari più forti. Stavolta però non è stato possibile, perchè a questi deficit a cui facevamo riferimento si sono aggiunte situazioni di gioco estemporanee che hanno condizionato il match. Il rigore concesso dall’ondivago signor Schmid di Rovereto è apparso più che generoso. Non pensiamo di peccare di partigianeria nel dire che trattenute reciproche e corpo a corpo sul vertice dell’area difficilmente vengono sanzionate con un penalty. Soprattutto se l’attaccante è un “sacramento” di quel tipo, per nulla facile da atterrare… Si può dare? Certo che sì, ma ci vuole una dose “monstre” di coraggio.
Poi il gol annullato a Bianchimano. Fuorigioco? Forse no, forse sì. Di altri canarini forse sì, il suo probabilmente no. Senza Var, ne parleremo all’infinito. Poi, sul rovesciamento di fronte, la frittata fatta da Brandao e Dragomir, la respinta addosso al compagno, il palo, la palla che rimane davanti alla porta… La Gialappa’s ci andrebbe a nozze! Troppe 3 situazioni di questo tipo, nel giro di un quarto d’ora, per uscire indenni dal confronto con gli abruzzesi. Eppure…
Fermana in gara fino alla fine
…eppure, nonostante tutto, la squadra canarina se l’è giocata fino alla fine. Ha accorciato le distanze con il sempre pericoloso De Silvestro, ha risistemato la mediana e ha messo forze fresche (interessante l’avvio di Pappalardo, buono il dinamismo di Mavrommatis), ha visto crescere in autostima Brandao (trascinato dalla diversa personalità della squadra), ha provato anche un forcing finale. Ma a quel punto sono mancate le forze e la lucidità.
Rimane una considerazione non nuova: la Fermana ha ceduto l’intera posta in palio senza che Perri abbia fatto una sola parata. Neanche il portiere ospite è stato chiamato in causa, per carità. Ma perdere in un contesto fatto di tale pochezza di tentativi da rete brucia ancora di più.
Cosa aggiungere? Dare continuità ai risultati sarebbe stato importante, così come confermare la ritrovata competitività del Bruno Recchioni. Il tutto alla vigilia di 2 scontri diretti con Vigor Senigallia e con il sorprendente Notaresco (andato a vincere ad Ascoli). Però tempo per piangersi addosso non ce n’è! Occorre guardare avanti, ripartendo dagli aspetti positivi emersi ieri, ritrovando qualche elemento e confidando su una crescita del collettivo che, anche in una domenica difficile, ha mostrato rincuoranti aspetti di competitività.