Fino a qualche mese fa pensavamo che la cosa peggiore che stesse accadendo alla Fermana fosse il fatto di avere imboccato decisamente la strada della retrocessione. Retrocessione che poi è realmente avvenuta. Mai considerazione è stata più errata.
O meglio, la retrocessione è stata la spia di un malessere più profondo, grave. E’ stata la spia sulla quale tutti ci siamo soffermati, contestando vivacemente un modo di fare che appariva brutto, poco costruttivo, di corto respiro. Ma ignorando fino in fondo il brutto che albergava nei meandri di una società in difficoltà, alla ricerca di appoggi e spesso in balia dei singoli.
Le notizie di questi giorni dipingono un quadro più brutto, fatto di vicende che appesantiscono l’esito di una stagione fallimentare (sul piano tecnico e organizzativo) e che fanno sconfinare le analisi in contesti di carattese sociale, etico, deontologico.
In principio fu ll problema “liberatorie”
La prima problematica affrontata fu quella delle liberatorie legate alle valorizzazione dei giovani provenienti dalle squadre dilettantistiche marchigiane. La Fermana avrebbe dovuro riconoscere a queste società una sorta di premio valorizzazione per i giovani giunti in canarino, ma la Fermana all’inizio non se ne curò! Con il passare del tempo, con qualche società si è arrivati ben presto a un accordo (Tolentino), con altre lo si è fatto quest’anno (Afc Fermo), con altre ancora il discorso è ancora in piedi.
Al di là di come si chiuderà questa storia, non una grande figura per i gialloblù. Ma è niente rispetto al resto.
Pagamenti al limite, inviti alle dimissioni e alla rinuncia di stipendi
Un secondo aspetto è quello legato alla gestione economica della società. Dei pagamenti all’ultimo minuto utile abbiamo iniziato a parlare già dallo scorso anno. Chi non ricorda i patemi e le ansie per la rata in scadenza il 16 dicembre? Ma con il passare dei mesi le cose non sono migliorate, anzi! Fino al punto che Stefano Protti è stato “invitato” a togliere il disturbo. Il tutto nel momento in cui i risultati non arrivavano, certo. Legittimamente il tecnico poteva essere esonerato (soprattutto dopo la sconfitta di Pesaro, con la squadra che non lo seguiva più). Già, esonerato, non messo sotto forte “pressione”… Il tecnico era servito come foglia di fico. Una volta caduta, non si è avuta neppure la forza di salvare la faccia.
E il finale di stagione? Le ripetute richieste ai giocatori di togliersi una parte degli stipendi in relazione all’iscrizione in Serie D? L’ultima, brutta pagina di una stagione affrontata con poche risorse e cercando di risparmiare in tutti i modi. “Pacta sunt servanda” (“patti devono essere rispettati) si dice in diritto, a maggior ragione quando tecnici e giocatori fanno parte di una squadra di C con retribuzioni non certo da serie A o B.
Squalifiche, multe, penalizzazioni
E veniamo all’aspetto più brutto. Negli ultimi mesi sulla società canarina sono piovute multe, punti di penalizzazione (2), inibizioni per dirigenti, presidente e per operatori non contratualizzati.
In un caso (i 2 punti di penalizzazione comminati dalla Corte Federale d’Appello, che ha accolto il reclamo della Procura federale) la Fermana ha annunciato ricorso perchè si tratta di una vicenda legata al presunto, mancato pagamento di 9400 euro all’Inps delle rate di novembre e dicembre 2023 (in scadenza il 16 febbraio 2024). Il legale della Fermana, lo scorso 8 giugno, in una nota ha ribadito la “completa estraneità a qualsiasi inadempienza”, visto che secondo il legale “il versamento delle rate era sospeso a seguito della presentazione di domanda di adesione alla definizione agevolata (cd ‘Rottamazione quater’), per cui nessun pagamento era da effettuarsi alla menzionata data”. Da qui la decisione di adire il Collegio di garanzia dello sport del Coni per ottenere l’integrale annullamento o riforma di quello che è stato ritenuto “indebito e abnorme provvedimento sanzionatorio”. Si vedrà. A seguito della vicenda, la Fermana ha ricevuto anche 3 mila euro di multa e il presidente Simoni è stato sanzionato con 2 mesi di inibizione.
Più gravi sono le vicende che hanno portato alle squalifiche dell’ex Dg Andrea Tubaldi e dell’ex amministratore Vinicio Scheggia, per i fatti riguardanti la presenza di un operatore di mercato non regolarmente tesserato. Successivamente, ecco anche la vicenda di un giovane calciatore a cui era stato promesso il tesseramento, che si è infortunato quando era senza copertura, e a cui non sarebbe neppure stata pagata l’iscrizione a scuola! Per queste vicende è stato squalificato per 14 mesi anche lo stesso operatore di mercato da tempo vicino ai gialloblù e, per responsabilità oggettiva, l’ex amministratore Scheggia (persona di indubbia onestà).
La lettura dei provvedimenti (sez-disciplinare-decisione-n-7-tfn-del-12072024[1].pdf) provoca un certo imbarazzo e un sincero disgusto. Mai a Fermo si era arrivati a mettere insieme tutte queste cose, sintomo di scarsa professionalità (per non dire altro). Si parla spesso dei problemi del calcio italiano, sempre con riferimento a situazioni esterne. Ma l’impressione, quest’anno più che mai, è che per avere un calcio più pulito e credibile occorra partire dal giardino di casa. Ecco, chi pensa che l’evento più grave della stagione sia stata la retrocessione rischia di essere fuori strada. La cosa più grave è data invece da una situazione che va cambiata, da meccanismi che vanno abbandonati, da modi di fare e mentalità che vanno censurati. Solo così si potrà guardare al futuro con speranza, con tanti o pochi soldi. A chi può, in primis l’amministrazione comunale, il compito di fornire aiuti dietro – però – la richiesta di trasparenza e atteggiamenti impeccabili. Alla società l’invito di fare il passo secondo la gamba, nel rispetto delle regole e delle persone. E magari di passare la mano, nel caso – più volte annunciato – di non avere abbastanza capacità di spesa. Ovviamente l’attenzione dovrà essere posta anche sul possibile acquirente…
Sono ore importanti: si attende il parere della Covisod, mentre in rete circolano servizi giornalistici che citano la Fermana e mettono ancora più ansia in un ambiente in fibrillazione. Il tutto mentre sembra che qualche dipendente non sia stato ancora pagato e attenda ancora quanto dovuto, secondo contratto.
Si giri pagina, per carità. Il film dell’orrore visto quest’anno dovrà essere solo un lontano ricordo. E non è più, ripetiamo – o non lo è mai stata – una questione di “semplice” retrocessione…