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Fermana, la rivoluzione tardiva non ha aiutato la ripresa. Adesso si lotta per non staccare la spina

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Fermana-Sestri Levante è stato, in fondo, un film già visto. Con un copione conosciuto, fatto di errori, scarsa vena realizzativa, abilità degli avversari, disattenzioni.
A fine gara, il tecnico canarino Andrea Mosconi era oggettivamente dispiaciuto. Dietro una stazza imponente e una fama da duro, il mister ha faticato a nascondere un umano dispiacere per aver sfiorato due volte la vittoria in due incontri interni consecutivi (con Pineto e Sestri Levante), al termine di partite che i suoi giocatori hanno affrontato con la bava alla bocca ma con limiti che ne hanno vanificato gli sforzi.

“Se qualcuno non avesse conosciuto la classifica, quelli a 31 punti sembravamo noi – ha affermato il tecnico a fine gara -. Putroppo abbiamo pagato sull’unica incertezza, su fallo laterale. I ragazzi hanno fatto una grande partita, andando sotto, poi recuperando. Nel secondo tempo li abbiamo messi lì, abbiamo creato occasioni: il portiere sia nel primo che nel secondo tempo ha fatto grandi parate… Però dobbiamo andare avanti, ci dobbiamo credere… Perchè cosa posso dire a questi ragazzi? Nel primo tempo abbiamo creato 4 o 5 opportunità, nel secondo tempo altre 3 o 4. Ma creare 5 occasioni nel primo tempo è tanta roba! Dispiace non essere riusciti a fare gol, abbiamo sbagliato magari nella rifinitura. Ma ho visto una Fermana sfacciata! Dobbiamo ripartire da questa prestazione. E’ un peccato perchè meritavamo i tre punti, ed è già la seconda volta”.

Ma, per Mosconi, “non deve essere il campionato dei rimpianti! La squadra è viva, e mi dispiace questo risultato anche perchè sarebbero stati 3 punti meritati sia da noi che dal pubblico. Quando i ragazzi escono dal campo a testa alta, avendo dato il 110%… Capisco tutti, capisco la frustrazione che c’è, ma si riparte da qui! Si riparte da questa prestazione. I messaggi di oggi sono tutti positivi, la partita eravamo convinti di ribaltarla. La squadra del resto lavora tanto anche durante gli allenamenti, abbiamo dei principi importanti e sono uomini veri. Non molleremo un centimetro. La Fermana sarà viva fino alla fine. Non dobbiamo pensare, dobbiamo solo lavorare”.

La rivoluzione tarda a produrre i suoi effetti

Mosconi ha ragione. Al tecnico abbiamo anche evidenziato come la Fermana, negli ultimi 20 metri di campo, perda quella cattiveria e quella determinazione che mostra invece nelle altre zone del campo. Ma anche la capacità realizzativa è frutto di un equilibrio che non si trova dietro l’angolo. Certo, se si hanno giocatori di qualità superiore il miglioramento può essere anche immediato ed estemporaneo. Ma se così non è, se cioè il miglioramento di una squadra deve passare dall’innalzamento del livello generale, allora serve tempo. Quel tempo che la Fermana non aveva e che ha sempre meno. Salvo poi vedere i fantasmi.

Anche lo scorso anno la Fermana impiegò quasi un girone di andata per diventare matura e competitiva. E quest’anno? Più volte abbiamo sentito un refrain giusto, del tipo: “Se la Fermna avesse avuto questa squadra a settembre…”. In questo senso, giova ricordare però che la compagine canarina è stata completamente rifatta a gennaio. E su queste colonne – speranze di bruciare le tappe a parte – abbiamo sempre sottolineato come il lavoro di “costruzione” di una identità di squadra necessiti di tempo. Un fatto fisiologico. Non si trattava di avanzare dubbi sulla bontà degli arrivi, sia ben chiaro. Si trattava di avere delle titubanze di fronte a un mercato invernale fatto di venti operazioni: 9 in uscita e 11 in entrata! Uno stravolgimento di questo tipo, unito a infortuni e allontanamenti, non poteva non richiedere tempo, tanto. E i dati lo dimostrano.

Nelle ultime 9 partite (da Cesena-Fermana del 3 febbraio a Fermana-Sestri Levante di ieri) – tante ne sono passate dalla fine del mercato – la Fermana non ha mai vinto e ha colto 5 pareggi e 4 sconfitte. I gol fatti sono stati 7 (media di 0,7 a partita), quelli subiti sono stati 12 (media di 1,3).
Nelle precedenti 23 gare della stagione, invece, la Fermana aveva realizzato 14 gol (media di 0,6 reti a partita) e ne aveva subiti 36 (media di 1,5).
Insomma, medie non dissimili da quelle delle ultime settimane. E’ migliorato il carattere, è cresciuto il temperamento, è nuova la tenuta del campo e la capacità di creare occasioni. Ma alcune caratteristiche negative restano e frenano i gialloblù. E’ la rivoluzione incompiuta, appunto. Quella che avrebbe avuto bisogno di tempo in un contesto in cui – di tempo – si sapeva già che ce ne sarebbe stato poco!

E adesso?

Adesso è durissima. Non saremo certo noi a staccare la spina. Questa squadra merita, per impegno e amor proprio, di essere sostenuta fino alla fine. Certo tutto sembra propendere per una sorta di triste “countdown”, fino al momento in cui la matematica emetterà il suo insindacabile giudizio. Ci permettiamo però di sottolineare una cosa: spesso le delusioni sono legate alle aspettative (spesso eccessive). E spesso le aspettative sono legate ai desideri (spesso troppo grandi per le proprie possibilità). Ecco, riuscire ad avere aspettative adeguate alla realtà delle cose potrebbe aiutare nelle utlime 6 giornate. E l’aspettativa potrebbe essere quella di giocare ogni gara al massimo, misurandosi ogni volta senza pensare all’obiettivo di inizio stagione. Da domenica si giocherà per l’orgoglio, non per il campionato. Poi, alla fine, si faranno i conti. Senza rimorsi, senza rimpianti.

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