Tornare a parlare di Fermana-Gubbio è difficile. Lo è perché la partita è stata un mix di aspetti prevedibili e imprevedibili, abbinamento di carenze conosciute e scelte che non abbiamo compreso. Il tutto condito da quella confusione che, in tutta franchezza, non vedevamo più da un paio di mesi. Confusione anche prevedibile, ma che non si pensava così forte da attanagliare i pensieri dei canarini.
Il rischio, adesso, è quello di puntualizzare e ingigantire aspetti magari marginali, e sottovalutare elementi più importanti. Ci proveremo lo stesso, confidando nella comprensione di chi ha sempre ragione.
Un via vai che non aiuta
Se i tecnici, a tutti i livelli e in ogni zona d’Italia, lamentano costantemente la situazione difficile che viene a generarsi nel corso delle finestre di mercato, allora qualcosa di vero ci sarà pure. Avviene per le società organizzate e per le squadre già forti di una loro fisionomia di gioco. Figuriamoci se non può accadere alla Fermana!
In altre parole: giocatori che arrivano (per ora sei, ma altri hanno fatto il pieno di benzina verso Fermo), giocatori che vanno; giocatori che si vedono scavalcati, giocatori che sono sul punto di essere ceduti. Giocatori che hanno bisogno di percepire una certa organizzazione di gioco per rendere al meglio, altri che hanno bisogno di capire alcuni meccanismi per poter dire la loro. E’ il gioco di squadra, semplicemente.
Non sappiamo se questo sia stato decisivo. Sicuramente in campo si è vista una Fermana che abbiamo definito “vecchio stile”, fatta di confusione, di una certa precarietà, di perdita di alcune delle caratteristiche che da un mese e mezzo l’avevano resa almeno competitiva. Non grandi cose, del resto le difficoltà realizzative sono rimaste tali, il fraseggio a volte balbettante. Ma la Fermana da inizio dicembre era stata una squadra con una certa presenza fisica e mentale, meno arruffona, equilibrata in campo al punto da migliorare anche l’aspetto difensivo. A Pontedera quest’ultimo aspetto era andato perso, al termine di una partita, però, in cui i canarini hanno prodotto tanto e giocato addirittura meglio degli avversari. Con il Gubbio no. Squadra forte quella umbra, per carità. Però abbiamo notato sfilacciature che non si vedevano da settimane.
Qualcuno dirà che se Paponi fosse riuscito a segnare nella ripresa, prima del raddoppio ospite, forse saremmo qui a parlare almeno di una divisione della posta. Probabile. Ma le analisi non possono tener conto solo dei “se” e dei “ma”.
Protti e quel ripensamento tattico
Sabato pomeriggio, nel corso della rifinitura, il tecnico canarino aveva provato costantemente Paponi al centro dell’attacco, con il solo Marcandella dei nuovi sull’out destro. Ieri, in gara, Protti ha optato per l’esclusione di Paponi e il ritorno di Misuraca “falso nueve”, con Marcandella in panchina e Petrungaro inserito sulla fascia. Quest’ultimo si è mosso bene ed è entrato in tutte le azioni pericolose dei canarini. Tuttavia alla squadra è mancato ancora una volta il riferimento offensivo, l’uomo capace di vincere qualche duello con i centrali avversari e di sottrarre qualche pallone, facendo salire la squadra.
Un esempio: sul pressing del Gubbio, Furlanetto ha spesso e volentieri rinviato lungo la palla, ma tutti i duelli aerei sono stati vinti dagli ospiti, che hanno recuperato palla con una certa facilità. Anche in questo caso, si dirà che la Fermana (con Montini e Semprini fuori) non ha molta scelta in quel ruolo. Tuttavia vedere Misuraca sbattersi inutilmente senza costrutto per un’ora non ci ha esaltato. Ovviamente, il tutto è legato a uno schema tattico che – in relazione alle difficoltà e alla necessità di sperimentare il meno possibile – sembra impossibile da cambiare…
Il peso psicologico della doppia sconfitta
Resta ora da capire quali scorie abbiano lasciato le due sconfitte consecutive con Pontedera e Gubbio. L’Olbia ha perso ancora e ha esonerato il proprio allenatore. La squadra sarda rimane a tre punti, ma davanti – tolta la Spal – tutte hanno fatto punti. E la distanza comincia a crescere, con tutto ciò che ne consegue sul piano del rischio disputa di eventuali play-out.
Alla fine del mercato mancano quasi dieci giorni: non sappiamo cosa aspettarci e, soprattutto, non sappiamo quali ricadute pratiche gli eventuali nuovi arrivi possano avere sulla squadra. Servirebbero acquisti risolutivi, di quelli che la Fermana non sembra potersi permettere. Vedremo. Interrogativi che si sommano a interrogativi, in un contesto agonistico che brucia giornate di campionato e che accorcia terribilmente la distanza dal traguardo.