Il dopo Fermana-Olbia è stato più pesante di quello che si poteva pensare. E anche le ripercussioni possono essere molto pesanti. Sono ore intense in casa canarina, con il tecnico Protti ancora sulla graticola. Ma ricostruiamo quanto accaduto.
Prima il silenzio, poi la rabbia
Il gol del centrocampista La Rosa dell’Olbia al 94′ ha fatto calare il silenzio sul Bruno Recchioni, un silenzio pesante, intriso di dolore e di delusione. Ben presto, però, dolore e delusione hanno lasciato il posto al nervosismo, tant’è che nel dopo partita il tecnico è stato atteso fuori da diversi tifosi e anche nella serata di ieri sembra sia stato raggiunto da alcuni sostenitori.
Stessa scena questa mattina al campo, dove la Fermana si è ritrovata per un lavoro defaticante, in vista del difficilissimo impegno di martedì sera (turno infrasettimanale) sul campo dell’Ancona. I tifosi hanno chiesto di parlare con Protti, chiedendone le dimissioni. Poi hanno avuto un confronto con i giocatori. Insomma: una situazione abbastanza surreale, al termine di una stagione surreale.
Le frasi della discordia
A Protti alcuni tifosi addebitano la colpa di alcune frasi, pronunciate alla vigilia del match con l’Olbia. Aveva detto Protti (testuale): “Siamo orgogliosi come squadra e come staff di avere un pubblico importante, che possa fare la differenza, che ci possa aiutare dal primo all’ultimo minuto. Sarebbe bello che nessuno fischiasse neppure un passaggio sbagliato, una conclusione sbagliata. Anzi, cerchiamo di applaudire questa squadra per tutti i 95 minuti. Adesso dobbiamo legarci assieme staff, società, presidente, direttore sportivo, custode… soprattutto i tifosi, tutti assieme! Abbiamo una settimana terribile di tre partite: dobbiamo essere bravi a rimanere legati tutti assieme. Anzi, mi piacerebbe vedere già una cornice di pubblico importante quando la squadra inizia il riscaldamento! Voglio un ambiente che solleciti questa squadra dal primo all’ultimo minuto. A chi ha intenzione di mugugnare, di fischiare questi ragazzi dico… andate al cinema! Il biglietto lo pago io. Voglio solo gente positiva, che abbia voglia di aiutare la Fermana. Dobbiamo portarci tutti i vantaggi del mondo e fischiare un nostro giocatore adesso sarebbe deleterio, contestare un cambio sarebbe deleterio, contestare una palla sbagliata sarebbe deleterio! Abbiamo due mesi da stare insieme, tre partite in una settimana. Tutti assieme!”.
Che dire? Ognuno rimarrà giustamente del suo parere. Forse, hanno detto oggi alcuni tifosi con grande realismo, se La Rosa non avesse infilato l’angolino al 94′ probabilmente stamattina allo stadio ci si sarebbe recati per incitare la squadra in vista del derby di Ancona. Come successo in passato. Ma quella rete ha cambiato tutto, inevitabilmente… Una rete pesante, da ogni punto di vista.
Il paradosso di un finale di stagione
Parlavamo in apertura di un finale surreale di una stagione surreale. Ci sono tanti motivi per cui pensare di esonerare Protti (anche se a 9 giornate dal termine…). Ci sta, è il calcio. Del resto la media punti è quella che è; la squadra ha vinto solo 3 volte in stagione; ecc… E se, per esempio, Protti fosse stato sollevato dopo la gara con la Vis Pesaro, lo avremmo capito! Non era piaciuta la partita, non era piaciuta la lettura del tecnico post match. Tant’è che l’allenatore è stato in ballo un paio di giorni, con tanto di seduta di allenamento saltata e giocatori ascoltati dalla società. Ma davvero si pensa di cambiare tecnico per queste affermazioni? Frasi impossibili da fraintendere. Forse inutili, questo sì, ma… No, dai, non può essere questo.
La contestazione al mister – secondo noi legittima per i risultati, meno per il resto – mette in difficoltà in primis la società, che ha bisogno come il pane di un “parafulmine”. E’ stato così fin dal giorno del suo ritorno, a ottobre. Tant’è che la dirigenza accettò anche di ‘blindare’ il suo contratto… Ed era stato così lo scorso anno, quando serviva una guida in panchina per ripartire dopo il ripescaggio.
Altro paradosso: ieri sono entrati dei giocatori che hanno dato un aiuto impercettibile alla squadra, ma nessuno ne parla. La colpa è semplicemente quella di averli fatti entrare.
Insomma: se non avesse cambiato, come in passato ci si sarebbe chiesti il perchè (alcuni elementi erano oggettivamente stanchi); ha cambiato ma, col senno di poi, si dice che ha sbagliato a cambiare (scarso contributo dei subentrati)! L’imponderabile del calcio. E confusione massima, su tutti i fronti.
La società sfoglia la margherita
Che fare adesso? Protti pensa di avere le sue buone ragioni e non si dimette: ha un contratto, puntellato da una penale sottoscritta nel momento in cui è stato richiamato. E non intende rinunciare. Dall’altro lato, la società potrebbe non avere la forza di sollevarlo. Ma c’è una cosa, ancora più brutta: il triste finale di una storia di affetto e rispetto che dura da quasi 30 anni. No, questo rapporto – colpe e incomprensioni a parte – non merita di finire così! Serve intelligenza e comprensione. La brutta stagione e la conseguente brutta posizione di classifica non dipendono solo da Stefano Protti. Su questo ci sono pochi dubbi. Le responsabilità sono anche altre e sono più grandi. Le responsabilità riguardano la società, riguardano i giocatori, i diversi staff tecnici, riguardano i rapporti interni, la confusione iniziale, la gestione in corso d’opera, ecc…
Cambiare allenatore si può, è nella logica delle cose. Soprattutto in una stagione così. Ma almeno gli sia imputato qualcosa di più “sostanzioso”. A quel punto si potrebbe aprire un altro discorso, più generale, dove pesi e singole responsabilità verrebbero fuori e analizzate in maniera adeguata.