Ci sarebbero tante cose da dire dopo appena 7 partite di campionato. E sono davvero poche quelle positive. Ma un’analisi della situazione è quantomai necessaria, se non altro per cercare di muoversi in quel ginepraio tecnico e societario che è la Fermana oggi.
Andiamo con ordine.
La leadership non si inventa e non si conferisce: o c’è o non c’è
Per prima cosa, va detto che ieri sera – al termine della gara con il Perugia, ennesima sconfitta interna della stagione ed ennesima prestazione non all’altezza – ci si aspettava una presa di posizione della società, un’assunzione di responsabilità, la volontà da parte dei massimi dirigenti gialloblù di metterci la faccia. Invece nulla. Tutti scomparsi, con il solo ds Galassi pronto a rispondere alle domande della stampa. Galassi e, ovviamente, Bruniera.
Non un bel segnale. Quando le cose vanno male, il leader è colui che – se è convinto della bontà delle sue scelte – esce allo scoperto e le difende. Si chiama leadeship. A Fermo il gioco preferito è invece il nascondino. E non da ora…
Se la montagna partorisce il topolino…
Il secondo aspetto è di più ampio respiro e riguarda tutti gli ultimi 6 mesi. La montagna di chiacchiere, scontri, bisticci, divisioni, allontanamenti, cambi tecnici, pseudo-esoneri, dichiarazioni ad effetto, tentativi di vendite, inviti alla calma, tentativi di divisione della piazza e della stampa in buoni e cattivi ha… partorito il classico topolino! Ed è un topolino (progetto tecnico) pensato male e realizzato peggio.
Al momento la Fermana non è ancora una squadra. Non lo è perché non c’è un solo aspetto tecnico o tattico a cui aggrapparsi (solidità difensiva, pericolosità offensiva, spirito agonistico, corsa, pressing, ecc…) per fare continuità e centrare risultati. E il mix di anziani e giovani non sembra aver trovato ancora l’amalgama necessario. La squadra potrà migliorare? Certamente. Ed è quello che tutti si augurano. Ma non sarà facile scalare la montagna, appunto. Serviranno nervi saldi, una crescita veloce dei singoli e, eventualmente, dei correttivi da apportare al momento giusto. Ma lì si aprirebbe un altro discorso, vale a dire quello della situazione economica della società… Prima o poi andrà affrontato.
Rompere il giocattolo è stato facile, ricostruirlo molto meno
Rimane – terzo elemento – mister Bruniera. Il tecnico merita un discorso a parte. E lo faremo a tempo debito. Gettare tutte le croci su di lui, comunque, ci sembra sbagliato, e forse non lo merita neanche la persona. Certo, ci sta mettendo del suo. Ma gli è stato chiesto di rimettere insieme i pezzi di un giocattolo che altri hanno voluto rompere. Non ci sta riuscendo. Il fatto è che quel giocattolo non andava rotto, per nessun motivo. Perchè rompere (per convinzione, necessità, invidia o egoismo, ciascuno adotti l’interpretazione che preferisce) è semplice, mentre ricostruire è una delle cose più difficili dell’umano agire. E i fatti proprio questo stanno dimostrando… (da.iac)