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Fermana, un pareggio per lanciare lo sprint finale. Migliorati gli aspetti tecnici e agonistici, ma serve buttarla dentro…

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Quella che si è presentata ieri alla corte degli Estensi è stata una buona Fermana. Nessun timore reverenziale, al massimo un’inevitabile apprensione per l’alta posta in palio. In campo però i canarini hanno saputo dapprima soffrire, poi hanno alzato la qualità del loro gioco e hanno provato a vincere la partita con la Spal. Non ci sono riusciti – aspetto non marginale in questa fase cruciale della stagione – ma non possono essere sottaciuti gli aspetti positivi mostrati, segno di una squadra che non ha certo tirato i remi in barca. Contestualmente, però, non possono essere dimenticate le solite carenze che penalizzano ancora oltre misura i giocatori canarini. Andiamo con ordine.

Si è alzato il livello tecnico e agonistico della squadra

Il primo elemento da mettere in evidenza è quello relativo all’innalzamento del livello tecnico e agonistico. Sul piano tecnico, non c’è dubbio che gli arrivi di Petrungaro, Condello, Giovinco, Sorrentino e Petrelli abbiano alzato il livello del settore offensivo gialloblù. Lo si può notare nella gestione del pallone, nella capacità di scambio ravvicinato, nella possibilità di rovesciare l’azione da difensiva a offensiva, nella possibilità di salire e conquistare metri sul terreno di gioco. Non un cambio radicale, per ora, ma un mutamento evidente, decisamente percettibile e misurabile anche in occasioni propizie per far male all’avversario. Anche la capacità aerea di Sorrentino e la sua predisposizione a far salire la squadra è piaciuta. L’impressione, insomma, è che pur senza avere dei veri e propri elementi “spaccapartite”, la Fermana ha aumentato la qualità e il numero di frecce del proprio arco.

Sul piano agonistico, è altrettanto evidente che gli arrivi degli stessi giocatori abbiano migliorato anche la capacità di corsa (si pensi a Petrungaro, Condello, Heinz, Carosso, Niang, e anche a un Malaccari ancora assente). Ed è aumentata la fisicità del pacchetto difensivo, che con Heinz e Carosso non può contare certo su piedi “educati” ma certamente sulla giusta e necessaria irruenza e continuità atletica.
Tutto questo per dire che adesso la Fermana tiene almeno botta. Era successo a Cesena, si era ripetuta a Perugia, si è confermata con la Spal.

Eleuteri in azione: contro la Spal una grande partita dell’esterno gialloblù (Foto: Jacopo Chiappini)

Chi la butta dentro?

Detto degli evidenti miglioramenti in fatto di costruzione ed elaborazione del gioco, nessuna nuova si è avuta purtroppo per ciò che concerne la capacità realizzativa. Ed è un vero peccato, perchè sia a Perugia che ieri la Fermana avrebbe potuto cogliere ciò che oggettivamente meritava. E invece si è dovuta accontentare di un punto in due partite. Non pensiamo di essere eccessivamente sconsiderati nel dire che di punti la Fermana poteva portarne a casa 4.
Non si segna o, al massimo, si segna con il contagocce. Ed è questa terribile costante che penalizza oltre misura i gialloblù. Se sul piano tecnico la squadra è migliorata, su quello realizzativo i miglioramenti tardano ad arrivare. Le 15 reti realizzate (pochissima roba) portano la firma di Misuraca (4), Montini (3), Scorza (1), Giandonato (1), Curatolo (1), Semprini (1), Fort (1), Santi (1), Grassi (1) e l’autorete di Carraro della Spal. Cinque di questi gol non ci sono più (Montini, Curatolo e Grassi sono stati ceduti). Si spera che i nuovi riescano a fare meglio: non dovrebbe essere difficilissimo. Del resto era il primo aspetto a cui mettere mano in fase di mercato.

La squadra di Protti in 20 partite ha una media di 0,65 punti a gara. Una media che era addirittura di 1,4 punti a partita dal 3 dicembre (Fermana-Torres) al 6 gennaio (Fermana-Carrarese), periodo in cui la Fermana ha raccolto 7 punti in 5 partite. Poi, con l’inizio del nuovo anno e l’arrivo del mercato, la media è precipitata: 1 vittoria, 1 pareggio e 5 sconfitte nelle ultime 7 gare, con una media di 0.57 punti.

Giuseppe Giovinco (Foto: Jacopo Chiappini)

Le conseguenze a breve termine del mercato e quella di un modulo probabilmente datato

L’impressione è che si siano sottovalutate le conseguenze del massiccio mercato effettuato a gennaio. Davvero qualcuno non aveva pensato alle normali, fisiologiche, naturali, prevedibili, inevitavili crisi di rigetto? Davvero qualcuno riteneva che 20 operazioni (11 in entrata, 9 in uscita) effettuate sulla rosa gialloblù non avrebbero comportato scossoni? Pensate a quei giocatori che hanno temuto di perdere il posto in squadra, a quelli dati in partenza per settimane, a quelli arrivati e desiderosi di giocare almeno in una formazione ultima in classifica. Sono stati giorni pieni, densi di aspettative e di delusioni, di malinconie e di irritazione. Il derby con la Vis Pesaro potrebbe essere stato lo spartiacque, con una bruttissima prestazione tecnica e caratteriale che ha segnato un po’ tutti, in primis il tecnico Protti (e alcune sue scelte poco comprensibili).

Poi c’è la questione tattica: quel modulo 4-3-3 che il tecnico romagnolo proponeva da un anno e mezzo ma che quest’anno non aveva mai dato segno di grande affidabilità ed efficacia. Con l’arrivo di punte come Sorrentino e Petrelli e, soprattutto, con l’arrivo di Giovinco è stato chiaro che qualcosa doveva essere cambiato. E così è stato. Il 4-4-2 delle ultime due partite non è affatto dispiaciuto e sembra (sembra) attagliarsi meglio alle caratteristiche dei singoli.
Da Perugia è iniziato un nuovo torneo. La speranza è che 11 giornate bastino per poter almeno provare a rientrare nella griglia play-out, contando sul fatto che Olbia e Recanatese continuino a vivere la loro fase “Rem” e che davanti non accelerino ulteriormente.

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