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La Fermana saluta la Serie C e fa la conta dei rimpianti. Il silenzio dopo una serata di inevitabile nervosismo

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E’ un lunedì silenzioso. Di quei silenzi però “rumorosi”, densi di delusione e di dispiacere. La Fermana non ha coronato la sua rincorsa – divenuta difficilissima dopo la sconfitta di Alessandria – ed è scivolata per la seconda volta in 3 anni in Serie D. Stavolta però non ci sarà possibilità di ripescaggio. Anzi, in molti si augurano che si riparta proprio da quella Serie D che, al momento, sembra essere un obiettivo piuttosto che una punizione per una stagione fallimentare sotto tanti punti di vista. Ironia di una sorte calcistica che non appare mai banale.

Tante opportunità sprecate nel corso dei mesi, ma la foto che rimane è una…

Sono tante, tantissime le occasioni sprecate dalla Fermana per provare a ribaltare quello che sembrava essere (e si è confermato) un destino ineluttabile. Sì, perchè alla fine – classifica alla mano – sarebbero bastati pochi punti in più per andare a disputare i play-out…
Ci limitiamo all’essenziale e al girone di ritorno: il gol preso nel finale a Cesena dopo una bella partita, così come quello preso a 5 minuti dalla fine a Perugia, con tanto di palo di Petrungaro… Il pareggio interno con la Spal, con Condello che si fa respingere un colpo di testa all’89’ a un metro dalla porta… la partita “sottratta” ad Ancona, rivelatasi poi decisiva (vinsero i dorici, su cui la Fermana ha fatto la corsa fino alla fine…); i pareggi interni, ancora, con Pineto e Sestri Levante… il secondo tempo di Alessandria, con la Juventus Nex Gen ridotta in 10 al 60’… Non parliamo volutamente dello straziante derby perso con la Vis Pesaro.
Ma la fotografia con cui va in archivio questo campionato, in maniera beffarda, è quella scattata al 94′ di Fermana-Olbia del 2 marzo: pareggio quasi al termine dei 5′ di recupero dei sardi, mazzata terribile per i canarini, che si sono visti sottrarre 2 punti decisivi per il campionato. A tutti sembrò un pareggio inutile per entrambe le squadre. A tutti ma non alla stessa Olbia, che festeggiò alla grande. E infatti… Olbia (utima) e Fermana retrocedono direttamente senza passare nemmeno dai play-out; i canarini tornano in D per la nota regola dei punti di distacco dalla quint’ultima. Una lezione per entrambe.

Un arrivo in debito di energie nervose

L’impressione è che la Fermana sia arrivata sul traguardo in debito di energie. Troppe quelle nervose spese per un rincorsa che aveva già i crismi del “miracolo”. Ma proprio le gare con 2 avversarie di qualità come Juventus Next Gen e Pescara hanno fatto vedere una squadra gialloblù meno brillante, meno solida, meno cinica. E’ sempre così. Come ricordato in sala stampa da capitan Giandonato, era capitato negli ultimi anni anche al San Donato e all’Imolese, per esempio: rimonte importanti e poi cadute in prossimità del traguardo.
Ad un certo punto ci abbiamo sperato, non senza però attirare l’attenzione su alcuni aspetti importanti, che richiamano a un assioma: nello sport non si può improvvisare. E invece tutta la stagione della Fermana è stata legata all’improvvisazione. Improvvisazione nel passaggio societario estivo; improvvisazione nell’allestimento a più mani della rosa, improvvisazione nella scelta dei tecnici (si sapeva ciò che non si voleva, non ciò che sarebbe stato utile), sostanziale improvvisazione anche nel mercato invernale. Ci sono giocatori che hanno dato molto (i 5 gol di Sorrentino sono tanta roba, così come i 2 di Petrungaro, sebbene meno costante); ci sono giocatori che praticamente non hanno giocato mai, altri mai entrati in forma, altri ancora che sono sembrati inadeguati a sostenere un’avventura così difficile. Tutta acqua che non macina più, ma sulla quale torneremo.

Mosconi ha fatto decisamente meglio dei suoi predecessori: la sua media punti è di 1,37 punti a partita (11 in 8 gare), ma ha lavorato principalmente sulla testa di un gruppo che ha dimostrato da subito di crederci. All’allenatore va comunque il plauso per come si è calato nell’avventura e nel contesto fermano. Peccato – e qui torniamo alla necessità di improvvisare un disorso tattico che si calasse nella situazione – che il bisogno di fare subito tanti punti abbia portato a un approccio a tratti onirico, eccezionalmente rischioso, forse inevitabilmente sbilanciato. La gara con il Pescara è lì a mostrarlo, con una fascia destra coperta da Niang e Malaccari, con una fascia sinistra poggiante su Petrungaro e, infine, con la zona centrale presidiata da un Giandonato che non ha le necessarie caratteristiche di filtro. E infatti gli abruzzesi hanno imperversato (come ha fatto la Juventus una settimana prima), facendo le prove del gol almeno 2 o 3 volte e poi affondando definitivamente con qualità e velocità. Con Rimini e Lucchese era andata bene, stavolta no.

A differenza del passato, stavolta 31 punti non sono bastati

La Fermana chiude con 31 punti, frutto di 6 vittorie, 13 pareggi e ben 19 sconfitte. Lo scorso anno nel Girone B con 31 punti i play-out si sarebbero disputati (l’Imolese con 30 retrocesse direttamente); allo stesso modo nella stagione 2021/2022 ne sarebbero bastati ancora 31 (la Fermana ne fece 35 e poi ebbe la peggio nel confronto con la Viterbese. Nella stagione 2020/2021 il Ravenna fece i play-out con 30 punti; nel 2019/2020 il Covid bloccò il campionato, mentre nella stagione precedente – 2018/2019 – non sarebbero bastati. Ed ancora: sono stati sufficienti nella stagione 2017/2018. Cosa dire? Che oltre a problemi di oggettiva competitività, la Fermana ha trovato quest’anno un torneo più difficile, con combinazioni particolari.

Un dopogara inevitabilmente nervoso

Dopo una retrocessione, appare difficile immaginare un ambiente calmo e razionale. E infatti così non è stato. Nervosismo in campo – tanto – durante il match, con accenni di rissa di fronte ad atteggiamenti poco rispettosi dei giocatori del Pescara. Nervosismo nel finale di partita, con qualche voce isolata che non ha trovato di meglio da fare che insultare il solo Giandonato… il capitano ha segnato, ha risposto mostrando lo scudetto della Fermana sulla maglia e, a fine partita, è andato sotto la tribuna. “Sono stato insultato e qualcuno ha preso di mira i miei affetti e questo non l’ho saputo sopportare. Per il resto, sono il capitano ed è giusto essere andati sotto la tribuna a prendermi gli insulti. Ci sta, è il ruolo. Poi qualcuno mi ha detto di toglermi la maglia e io l’ho tolta. Dopo una retrocessione ci sta tutto, è normale trovarsi in un clima così. Io dico solo che mi dispiace immensamente per i tifosi, che ci hanno seguito in ogni stadio d’Italia. Loro non meritavano questa retrocessione! Il mister mi ha chiesto nei giorni scorsi perchè sono così legato alla Fermana. Ma qui mi avete voluto in un momento in cui altri non mi volevano, qui ho trovato una mia dimensione. Sarò sempre grato a questa società e a questa piazza”.

Intanto la stagione va avanti…

Chiusa la stagione regolare per Cesena (promosso in B) e per Olbia e Fermana (retrocesse), il campionato va avanti per stabilire le altre retrocessioni e promozioni.
Partiamo dalla lotta per la salvezza, che vedrà un unico spareggio. Si tratta di Recanatese-Vis Pesaro, con gara di andata fissata per il 12 maggio e il ritorno per il 19. Vis Pesaro meglio piazzata in classifica: per questo giocherà il ritorno in casa e si salverà anche solo con un doppio pareggio.

Per ciò che concerne la lotta per la promozione, questa vedrà impegnate Torres, Carrarese, Perugia, Gubbio, Pescara, Juventus Next Gen, Arezzo, Pontedera e Rimini. Questi gli abbinamenti del primo turno play-off: Gubbio-Rimini, Pescara-Pontedera e Juventus Next Gen-Arezzo.
Nel secondo turno del Girone entrerà in gioco il Perugia, poi via ai turni nazionali, che vedrà di volta in volta entrare Carrarese (miglior terza) e Torres (arrivata seconda).

Tifosi, cronaca di una stagione in controtendenza

Al termine di una stagione che non sarà certo rimpianta, chi “non retrocede” è il tifo gialloblù. No, non è una frase fatta. Anche su questo torneremo nei prossimi giorni, ma già da ora occorre evidenziare la crescita nel corso dell’anno della componente “tifo”. Un aspetto mai sufficientemente analizzato: nella stagione più difficile, più confusa, più lacerante, con meno soddisfazioni della storia recente della Fermana, i supporters ci sono sempre stati, hanno accompagnato Giandonato e compagni dappertutto, sono cresciuti di numero e hanno mostrato una maturità in alcuni frangenti della stagione davvero ammirevole. Cosa aggiungere? “Questo tifo non retrocede” cantavano ieri i supporters. Non possiamo che sottoscrivere questa affermazione.

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