La Fermana è impegnata in questi mesi nello svolgimento di due campionati, ugualmente importanti. Uno è quello che i ragazzi di Stefano Protti stanno giocando sul campo, con le difficoltà che conosciamo e con i limiti strutturali che si sta cercando di superare. Il secondo “torneo” è quello che vede la dirigenza impegnata con carte, fatture e calcolatrici, alla ricerca della quadratura del cerchio per quel che riguarda i conti societari. Insomma, un “campionato” importantissimo, decisivo, che rappresenta la vera scommessa della stagione per una Fermana alle prese con problemi vecchi (leggi debito ereditato) e nuovi (pericolosa inconsapevolezza della situazione e spiccata tendenza all’approssimazione gestionale…). Con una postilla: questo secondo “campionato”, se dovesse andare male, avrà pesanti ripercussioni non solo sul primo (vanificando le gesta sportive), ma anche sul futuro prossimo della stessa Fermana. Una cosa ovvia, ma di cui pochi sembrano occuparsi.
Costi, scadenze e un bilancio da approvare
La Fermana sta rateizzando il proprio debito. Non solo: la società ha anche deciso di pagare mensilmente gli stipendi, nonostante per legge possano essere erogati ogni due mesi. Fino ad oggi hanno aiutato e concesso ossigeno i soldi degli abbonamenti, gli incassi (delle gare interne e, in percentuale, esterne), gli sponsor di questi primi due mesi. Si punta molto, ovviamente, sugli introiti del minutaggio, che le società percepiscono ogni 7 gare di campionato. Dunque, è partita la prima tranche. Ma i costi sono tanti, le spese si sommano costantemente. Si pensi ai pullman, alle trasferte delle diverse compagini, al servizio steward allo stadio, ecc…
Entro breve ci sarà un bilancio da approvare, ma si tratta di un’operazione tutt’altro che di routine. Mentre, come detto, la Fermana prova a rateizzare e ristrutturare i debiti, in primis con l’erario, ci sono da chiarire diverse voci, al fine di avere un quadro chiaro della situazione. Tra le altre cose, va chiarita anche la posizione dell’ex patron Maurizio Vecchiola, che secondo i dirigenti avrebbe garantito una mano anche per la stagione in corso ma che, al momento, non sembra aver ancora dato seguito a questo proposito. Una mano, magari l’ultima, di Vecchiola è quello che in molti si augurano, anche tra i tifosi. Anche perché il debito presente è ereditato proprio dagli anni precedenti. Dunque, dicono alla Fermana, le responsabilità sono antiche e comuni. Lo stesso Vinicio Scheggia, prima di uscire di scena, sembra avesse annunciato questa intenzione. La speranza è che non ci siano intoppi. La città – che ha sempre ringraziato e apprezzato gli sforzi compiuti dall’imprenditore montegranarese – farebbe fatica a capire.
Due rischi: inconsapevolezza e approssimazione gestionale
Se questo è lo scenario – e difficilmente potrà essere smentito -, se cioè la situazione è grave, due sono i rischi più pericolosi, i “nemici nell’ombra” che rischiano di far saltare gli sforzi in via di compimento per rimettere la Fermana in linea di galleggiamento. Il primo rischio è quello di non avere coscienza della situazione. O almeno di sottovalutarla, di non riconoscerla. Questo aspetto ha come corollario il secondo rischio, quello di una pericolosa “approssimazione gestionale”. Un’approssimazione che potrebbe derivare anche da pressioni sulla stessa società per fare alcune scelte, per mettere a bilancio nuove spese o per facilitare questa o quella operazione.
Un esempio: solo qualche giorno fa la Fermana ha rescisso il contratto con il giovane Mohamed Ossama Benkhalqui, attaccante del 2004 che ha disputato solo una ventina di minuti con i canarini. Benkhalqui, proveniente dall’Eccellenza, era stato portato dal procuratore Matteo Rossetti. Secondo notizie riportate da alcuni organi di stampa, lo stesso Rossetti avrebbe visto chiuso il suo rapporto di consulenza tecnica. Ma è delle ultime ore la notizia che altri 3 giovani giocatori, non espressamente richiesti da allenatore e diesse, sono stati proposti alla Fermana, con richiesta di tesseramento. Ma chi decide tutto ciò? Chi caldeggia ancora l’acquisto di elementi che, in questo momento, non sono utili alla causa, appesantiscono i conti e precludono eventuali operazioni – quelle sì, necessarie – sul mercato invernale? Non è stato già abbastanza deleterio l’approccio avuto in estate e in questi primi mesi di gestione societaria? Errare è umano, perseverare sarebbe diabolico.
Anzi, per rispetto degli stessi giocatori presenti e per garantire puntualità di gestione e di pagamenti, sarebbe il caso forse che altre rescissioni seguano, per snellire una rosa fatta anche di giocatori che non possono essere utili alla causa. Ma almeno sarà necessario non appesantire ulteriormente i conti con operazioni della cui utilità, in questo momento, non si ha certezza.
Nuovi sponsor e possibili entrate in società: c’è un terreno da preparare
Con questa situazione, non appare semplice neppure l’attività di ampliamento della base societaria e di reperimento di nuove risorse, finanche finalizzate alla cessione della società.
Nella conferenza stampa di presentazione del tecnico Protti dello scorso 18 ottobre, il presidente Umberto Simoni affermò: “Vorrei puntualizzare che la nostra famiglia non è come il patron che c’era prima, non ha le stesse potenzialità. Vale la pena sottolinearlo. Abbiamo un laboratorio di analisi ma non siamo all’altezza di mantenere da soli una squadra in serie C. L’abbiamo presa perché sono subentrate due persone alle quali abbiamo dato fiducia, Enrico Ribichini e Massimiliano Tintinelli”.
Va dato atto alla famiglia Simoni di essersi caricata sulle spalle una grande responsabilità, E per questo vanno ringraziati. La stessa decisione di affidarsi a consulenti esperti e qualificati citati dallo stesso Simoni attesta la volontà di essere rassicurati su alcuni aspetti. E che la situazione non sia facile, è testimoniato dalle parole dello stesso Tintinelli proprio in quella conferenza stampa. Collegato da Milano, affermò: “Impossibile che qualcuno voglia entrare, a meno che non abbia un progetto poco serio! Una volta che il debito sarà ristrutturato, invece, sarà più facile”.
La speranza è che i consulenti riescano in questa impresa. Qualcosa si sta muovendo, ma senza una visione complessiva della situazione sarà difficile uscire da una situazione a dir poco ingarbugliata. Ai Simoni la scelta: dare un futuro alla Fermana e preservare la sua sostenibilità (operazione già difficile da conseguire). Oppure continuare a sopportare una gestione più “leggera”, negli ultimi mesi apparsa a tratti addirittura incomprensibile. Ma forse a dover dire qualcosa dovrebbe essere il direttore generale, Andrea Tubaldi, vero “deus ex machina” della società canarina. “Dire”… In realtà il tempo delle parole è già finito. Più che dire, sarà il caso di “fare”. Fare con lucidità, trasparenza, oculatezza, lungimiranza. Non si scherza più: ne va di mezzo il futuro della Fermana Football Club.